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A Treviso la raccolta differenziata crea posti di lavoro

raccolta differenziata

 

La raccolta differenziata nel Comune veneto si basa sul principio del “paga quanto produci”

 

(Rinnovabili.it) – Il Comune di Treviso continua a fare scuola, stavolta sul ciclo virtuoso della raccolta differenziata. Non a caso il suo esempio riguardo il trattamento dei rifiuti è stato citato nel “Contratto di governo” siglato pochi giorni fa dal Movimento Cinque Stelle e dalla Lega come modello da seguire in materia. La raccolta differenziata nel comune veneto non è una novità. Ciò che invece è davvero nuovo è il fatto che questa pratica abbia prodotto occupazione. Se nel 2013 c’erano 58 operatori della nettezza urbana, oggi il numero è passato a 86 senza pesare sulle tasche dei cittadini, senza quindi che vi sia stato un aumento sulla tassa sui rifiuti.

 

Il modello virtuoso di Treviso sulla raccolta differenziata si basa sul principio del “paga quanto produci“. I rifiuti vengono depositati dai residenti in bidoni differenziati (il sacco per l’umido, per la carta, per il vetro, la plastica e il metallo e per l’indifferenziata), che vengono ritirati dagli operatori in giorni stabiliti. “Ogni bidone ha un chip che segnala la famiglia di provenienza e l’avvenuto svuotamento. In questo modo Contarina, l’azienda pubblica che gestisce la raccolta nei comuni, sa quanto volume di spazzatura e quanto peso produce ogni famiglia. Il 60% della tariffa è fisso, in base alla composizione del nucleo famigliare. Il restante 40% è variabile, a seconda di quanto non riciclabile si produce”, spiega Paolo Contò, che dirige il Consiglio di bacino Priula, che raccoglie i 50 Comuni della riva destra del Piave per la gestione dei rifiuti. In questo modo i 560mila cittadini del Priula sono incentivati a produrre meno indifferenziata e ad impegnarsi nella raccolta differenziata che ha toccato l’85 per cento.

 

Le cifre sono queste: ogni cittadino in quella zona produce circa 40-45 chili l’anno di rifiuti indifferenziati, contro una media italiana di 270-300 chili l’anno che in Sicilia può arrivare anche a 400 chili. Le differenze di costi sono significative: se una famiglia del Priula paga 180-190 euro all’anno di tassa della spazzatura, la media italiana è di 300 euro. Ecco perché l’esempio di Treviso è virtuso. Ma attenzione, nella zona del Priula l’introduzione di questo modello non è stata immediata: alla base c’è stata un’intensa campagna di sensibilizzazione che ha toccato famiglie e scuole. L’azienda pubblica che si occupa dei rifiuti ha pianificato anche la gestione e le strutture della raccolta. Sono nati così centri per la raccolta differenziata dei rifiuti più grandi (mobili, elettrodomestici, oli usati),  a Lovadina di Spresiano è sorto uno stabilimento volto a trasformare i rifiuti indifferenziati in Css (combustibile solido secondario), così come impianti per ripulire rifiuti di carta, plastica e lattine da corpi estranei. Infine il comune ha ottenuto un altro importante record: qui è nata la prima fabbrica in Europa per riciclare assorbenti e pannolini.

 

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