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Trattamento acque reflue, nuovo richiamo per l’Italia

Con tre procedure d'infrazione alle spalle, l’Italia riceve l’ennesima lettera di costituzione in mora per 276 agglomerati urbani fuori norma

acque reflue

 

 

 Si rischia una nuova maxi multa per la violazione della direttiva acque reflue

(Rinnovabili.it) – Sono passati 27 anni da quando l’Unione Europea ha introdotto nella normativa comunitaria un provvedimento ad hoc sulla raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane (direttiva 91/271/CEE del Consiglio). L’Italia, come gli altri Stati membri, avrebbe dovuto iniziare ad adeguarsi alle prescrizioni entro il 31 dicembre del 2000. Eppure a 27 anni di distanza e con tre distinte procedure d’infrazione a suo carico, il Belpaese si trova ancora in cattive acque. Al punto che la Commissione europea è stata costretta a riprendere in mano per la quarta volta il fascicolo italiano ventilando la minaccia di una nuova salatissima multa. Sotto l’occhio dell’esecutivo sono finiti ben 276 agglomerati urbani, sparsi dal nord al sud, che continuano a violare le norme europee. Si tratta in questo caso di aree con un numero di abitanti compreso tra 2.000e 10.000 e che avevano tempo fino al 31 dicembre 2005 per far sì che le acque reflue urbane fossero sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento secondario o ad un trattamento equivalente.

 

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Un ritardo di cui l’Italia è consapevole da tempo, come mostrato i dati ISPRA e la lunga storia di precedenti.  Per le inadempienze nell’attuazione della Direttiva, abbiamo subito già due condanne da parte della Corte di Giustizia Europea. La prima risale a una procedura del 2004 e ha portato ad una maxi multa di decine di milioni di euro relativamente alla situazione esistente in 74 comuni. La seconda si riferisce ad un procedimento aperto nel 2009 in riferimento alle acque reflue scaricate dagli agglomerati urbani in zone sensibili. A ciò si aggiunge una terza procedura d’infrazione, avviata nel 2014.

Si legge nella nota UE: “Sebbene l’Italia sia già stata sottoposta a tre distinte procedure di infrazione a motivo di varie violazioni delle prescrizioni della direttiva, una valutazione degli ultimi dati presentati dall’Italia evidenzia che anche un numero considerevole di agglomerati di dimensioni più ridotte viola gli obblighi fondamentali di raccolta, trattamento e monitoraggio. Vista l’entità di tali carenze, la Commissione invia all’Italia una lettera di costituzione in mora. Le autorità italiane dispongono di due mesi per rispondere; in caso contrario, la Commissione potrà decidere di inviare”.

 

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