Anche questo accordo sul clima non copre le emissioni dei trasporti internazionali. Eppure entro il 2050 varranno un terzo del totale
(Rinnovabili.it) – Il trasporto aereo e quello navale sono completamente assenti nella bozza di accordo sul clima circolata ieri pomeriggio. Ancora una volta – era già accaduto con il Protocollo di Kyoto – due settori estremamente inquinanti, soprattutto in prospettiva, non saranno oggetto di tagli delle emissioni. Eppure, nel testo prodotto il 5 dicembre dai negoziatori, un riferimento era stato inserito. La palla poi è passata ai ministri, che lo hanno eliminato in 48 ore. Ad oggi, aviazione e trasporto navale contano per il 5% della CO2 globale, ma il loro contributo è destinato a crescere in maniera significativa se continueranno a mancare i controlli. La Commissione europea stima che potrebbero valere un terzo delle emissioni al 2050.
L’esclusione di questi comparti dalla bozza di accordo sul clima uscita ieri dalla COP 21, «ha fatalmente minato le prospettive di mantenere il riscaldamento globale sotto i 2 °C», dichiara Andrew Murphy di Transport & Environment (T&E), una ONG che lavora sulle politiche di mitigazione dell’inquinamento da trasporti. Dopo che il nuovo documento è stato pubblicato, le organizzazioni della società civile hanno organizzato un sit-in di protesta non ufficiale in una delle sale principali inneggiando alla necessità di mantenere vivo un obiettivo di 1,5 °C e alla giustizia climatica.
Le rotte aeree e navali internazionali sembrano godere di una speciale immunità, garantita loro da grandi potenze come Stati Uniti e Russia. Quando, nel 2012, l’Unione europea ha tentato di includere nel suo mercato del carbonio (ETS) anche questi settori, ha sfiorato la guerra commerciale con entrambi i governi. A seguito di questa sollevazione, nel 2013 Bruxelles ha deciso di lasciar perdere, cessando di imporre tasse sugli aerei che arrivavano o si dirigevano fuori dal blocco dei 28. Da un paio d’anni rimane alla finestra, in attesa che si raggiunga un accordo in seno all’ICAO, l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile. Entro il 2016 dovrebbe arrivare un piano per ridurre le emissioni, che entrerà in vigore solo nel 2020.
In sede IMO, Organizzazione marittima internazionale, i progressi sono ancora più lenti. Questi organismi, che operano sotto l’egida dell’ONU, hanno prodotto nel tempo solo qualche minimo piano di riforma, che prevedeva adesioni su base volontaria. Una possibilità contenuta nella scorsa bozza di accordo sul clima stabiliva lo sviluppo di un regime di prelievo che avrebbe portato il denaro degli inquinatori in un fondo internazionale per l’adattamento al cambiamento climatico, utilizzato per finanziare progetti in tutto il mondo. Entrambi i settori, tuttavia, avevano annunciato da tempo la loro opposizione per far naufragare il progetto. E ci sono riusciti.