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L’Europa può fare di più su tutti i fronti per garantire una transizione giusta

Transizione giusta: attenzione alle disuguaglianze in Europa

via depositphotos.com

Transizione giusta: attenzione alle disuguaglianze in Europa
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Il 9° rapporto sulla coesione economica, sociale e territoriale dell’UE

(Rinnovabili.it) – L’Europa può fare di più per garantire una transizione giusta. Nonostante il passaggio a modi di produzione e consumo più sostenibili abbia “il potenziale per ridurre le disuguaglianze regionali”, le politiche messe in campo finora nascondono ancora degli ostacoli che potrebbero “ampliarle” e “esacerbare le disuguaglianze sociali”. L’avvertimento arriva dal 9° rapporto della Commissione UE sulla coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione, che dedica un capitolo alla transizione verde e le sue sfide. Due le principali: gli effetti avversi della crisi climatica e l’impatto del mercato del carbonio. Soprattutto per l’Europa del sud e le aree rurali.

Luci e ombre della transizione giusta in Europa

Sui due piatti della bilancia finiscono, tra gli altri, le politiche climatiche e lo sviluppo delle rinnovabili, i loro effetti sul mercato del lavoro e sull’attrattività di investimenti, il futuro delle industrie ad alta intensità emissiva e la trasformazione della mobilità verso un modello più sostenibile.

A livello generale, spiega il rapporto, la transizione verde creerà nuovi posti di lavoro ma “a condizione che sia supportato da politiche adeguate, soprattutto nelle regioni rurali e meno sviluppate che hanno un alto potenziale per lo sviluppo dell’energia eolica e solare e per la cattura e lo stoccaggio del carbonio negli ecosistemi naturali”. La sfida principale è proprio evitare di allargare il divario esistente tra regioni sviluppate e meno sviluppate, perché “è dimostrato che la transizione verde favorisce le regioni più sviluppate, attirandovi investimenti e lavoratori qualificati, ponendo al contempo sfide per l’occupazione e le famiglie nelle aree rurali a basso reddito”.

Quali sono gli ostacoli principali?

Cambiamento climatico

Gli effetti del climate change stanno già esacerbando le disparità regionali, colpendo in particolare le regioni costiere, mediterranee e sudorientali. Queste regioni, sottolinea il rapporto, rischiano di perdere oltre l’1% del PIL ogni anno e le loro popolazioni che invecchiano sono più esposte agli effetti dannosi dei cambiamenti climatici”.

L’ETS 2

Con il pacchetto legislativo Fit for 55, Bruxelles ha introdotto un gemello del mercato del carbonio riservato ai combustibili impiegati per trasporti ed edifici. Questa estensione, avverte il rapporto, “ridurrà le emissioni di gas serra, ma creerà problemi per le famiglie rurali e a basso reddito e per le microimprese che spendono proporzionalmente di più in carburante”. Il Fit for 55 prevede un “Fondo sociale” per ammortizzare gli effetti su regioni e fasce di popolazione più fragili, ma la sua dotazione – intorno ai 140 mld euro – da molti è vista come assolutamente insufficiente.

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Gli obiettivi sull’energia pulita sono un’opportunità enorme per le regioni rurali e meno sviluppate “ricche di potenziale inutilizzato di energia eolica e solare”. Ma per avere una transizione giusta “necessitano di un livello più elevato di competitività e innovazione, nonché di una forza lavoro qualificata per sviluppare e produrre le tecnologie pulite necessarie”.

Qualità dell’aria, dell’acqua e dei suoli

L’inquinamento atmosferico spacca ancora a metà l’Europa e crea “disuguaglianze sanitarie” soprattutto nell’Europa orientale e nelle aree urbane. Un punto importante da considerare nelle politiche legate alla transizione è il trattamento delle acque reflue: Europa meridionale e sudorientale hanno un forte gap con il resto dell’UE. Il consumo di suolo sta aumentando più rapidamente nelle aree rurali che in quelle urbane “indebolendo la capacità del suolo di trattenere l’acqua”.

Mobilità

Il trasporto su rotaia ha il potenziale per superare i voli per viaggi fino a 500 chilometri, ma “a condizione che la velocità raggiunga i 175 chilometri orari”. Oggi, però, supera i 150 km/h appena il 3% delle connessioni ferroviarie. L’Italia è tra i paesi migliori (supera il 7%) ma è spaccata a metà, con il Sud tagliato fuori. La disponibilità di punti di ricarica per EV, poi, è cresciuta in 2 anni del 135%, ma le colonnine “non sono affatto distribuite uniformemente”. L’Italia, come il Belgio, ha una buona concentrazione solo al Nord.

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