Il legname dello stadio della capitale giapponese che ospiterà le Olimpiadi 2020 potrebbe provenire da deforestazione illegale e violazioni dei diritti
La denuncia di 44 ONG al comitato delle Olimpiadi 2020
(Rinnovabili.it) – Le rassicurazioni messe online dal comitato organizzatore delle Olimpiadi 2020 di Tokyo sono più compromettenti del silenzio. Alla denuncia di 44 ONG ambientaliste sulla provenienza dubbia del legname utilizzato per costruire lo stadio che ospiterà i prossimi giochi nella capitale giapponese, la risposta è stata inequivocabile: l’87% dei pannelli utilizzati provengono dalle foreste pluviali del sud-est asiatico. Legno a km zero e prelevato sostenibilmente? Non si sa, ma è probabile il contrario. Il comitato afferma che non si tratta di legname “illegale, insostenibile o legato a violazioni dei diritti umani”, ma Markets for Change ribatte di aver visto confermate le peggiori paure: “Siamo sconvolti dal volume considerevole di legno tropicale che è stato utilizzato fino ad ora e dall’assoluta mancanza di due diligence per garantire la sostenibilità e la legalità della materia prima”.
Il comitato “non è riuscito a fornire una garanzia significativa che il legname utilizzato per la costruzione delle Olimpiadi fosse stato raccolto legalmente e in modo sostenibile”, ha aggiunto. Sulla carta, il codice di approvvigionamento sostenibile del comitato di Tokyo richiede che il legname utilizzato sia legale e “rispettoso” nei confronti degli ecosistemi, delle popolazioni indigene e dei lavoratori, che dovrebbero essere opportunamente protetti.
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Tuttavia, non vi è alcun obbligo di rintracciare l’origine, anche quando il legname proviene da paesi ad alto rischio deforestazione illegale o insostenibile, come Indonesia e Malesia.
Hana Heineken, del Rainforest Action Network, ha dichiarato che “la stragrande maggioranza del legno utilizzato non è certificato ed è prelevato dalle foreste pluviali in Indonesia, un epicentro della biodiversità che soffre uno dei tassi di deforestazione più alti del mondo“. Un altro 3% proviene dalle foreste malesi, fornito da società come Shin Yang, già scoperta impiegare pratiche distruttive e potenzialmente illegali. Indonesia e Malesia sono tra i primi 10 paesi che hanno subito una forte perdita di copertura forestale nel 2016, in gran parte legati alle industrie dell’olio di palma, della cellulosa e della carta.