(Rinnovabili.it) – Dopo la catastrofe nucleare di Chernobyl dovette passare un po’ di tempo per vedere sbocciare i primi orrori. Il tempo necessario alle radiazioni di contaminare l’ecosistema. Ecco perché, a quattro anni da Fukushima la notizia del tè verde giapponese radioattivo risveglia vecchi fantasmi. Le radiazioni hanno contaminato una partita di tè spedita dal Giappone a Hong Kong. Un fatto che mette paura a molti consumatori, perché getta un’ombra su tutto il cibo esportato dalla regione. Il New York Times ha rivelato che «un campione di tè in polvere importato dalla prefettura giapponese di Chiba, a sud-est di Tokyo, conteneva tracce di cesio radioattivo 137». A dare la notizia è stato il governo di Hong Kong, precisando che i livelli di radioattività erano al di sotto dei limiti di legge.
La scoperta non è la prima del suo genere. Il Centro governativo per la sicurezza alimentare del Paese aveva già scoperto tre varietà di verdure provenienti dal Giappone che presentavano livelli (sempre sotto la norma) di contaminanti radioattivi nel marzo 2011.
Tuttavia le avvisaglie hanno messo sul chi vive l’opinione pubblica, più che altro per l’estensione delle perdite della centrale di Fukushima. Nel 2013 l’impianto continuava a rilasciare quotidianamente 300 tonnellate di acqua radioattiva, che hanno inquinato l’Oceano Pacifico. Barre di combustibile esaurito sono disseminate intorno al sito, tanto che Greenpeace ha parlato di «costante ricontaminazione di città e paesi».
Il premier, Shinzo Abe, sta spingendo i profughi a rientrare nella regione: al momento su 150 mila persone evacuate, 120 mila non sono tornate a casa. I tassi di patologie, incluso il cancro alla tiroide tipico della contaminazione radioattiva, sono saliti alle stelle tra i bambini. Focolai di radiazioni sono stati trovati in luoghi lontani come Tokyo. Oggi gli scienziati del governo giapponese hanno dichiarato che l’incidente nucleare di Fukushima ha liberato una quantità di cesio 137 trenta volte superiore rispetto alla bomba atomica di Hiroshima.
Questi isotopi sono entrati nella catena alimentare tramite i prodotti agricoli e i pesci. Tracce di cesio sono state rinvenute perfino in 15 tonni uccisi al largo della California. È stato un fatto isolato, ma solo perché subito dopo la catastrofe la Food & Drug Administration ha interrotto i test della radioattività sul pesce del Pacifico.