(Rinnovabili.it) – «La probabilità di bloccare veicoli attraverso la procedura dei test sulle emissioni su strada […] deve essere mantenuta bassa». E ancora: «In conseguenza [della crisi economica] potrebbe non essere politicamente opportuno implementare le misure RDE durante il prossimo paio d’anni». Queste mail arrivano dal Direttorato generale per l’Impresa e l’Industria (DG-ENTR) e fanno parte di uno scambio con l’omologo ufficio Ambiente in seno alla Commissione europea, di cui il network Corporate Europe è entrato in possesso. Sono datate 2012, quando commissario all’Industria era l’italiano Antonio Tajani, da cui dipendeva il DG-ENTR. E gettano nuova luce sul dieselgate, sui silenzi complici di Bruxelles e sulla simpatia di certi settori del braccio esecutivo dell’Ue verso l’industria dell’auto.
È cosa nota da tempo che l’Unione europea sapesse del dieselgate – lo scandalo sulle emissioni truccate scoppiato alla fine del 2015, prima negli Usa e poi da noi – ma per il momento la commissione d’inchiesta non è arrivata a stabilire se si tratta di mala fede, dunque di un reato, oppure di un “errore” dovuto a controlli fatti male e campanelli d’allarme presi sottogamba. Queste mail oggi aggiungono un altro tassello e dimostrano che dietro alle mosse di certi settori della Commissione c’era una chiara volontà di favorire (o non danneggiare) l’industria automobilistica.
Per comprenderne meglio il peso, va ricordato che durante la sua audizione di fronte all’apposita commissione d’inchiesta, l’ex commissario Tajani si era trincerato dietro una lunga fila di “non ricordo” e “non sapevo”. Una testimonianza che fa a pugni con l’atteggiamento del dipartimento da lui dipendente svelato da queste mail, dietro alle quali si intuisce una forte volontà politica. L’alternativa sarebbe una sola: Tajani non sapeva davvero nulla – ma questo significherebbe soltanto che non fu in grado di svolgere il suo lavoro.
L’obiettivo del DG-ENTR era di ritardare l’entrata in vigore dei nuovi regolamenti sulle emissioni reali dei veicoli diesel. Tuttavia, le mail trapelate non permettono di provare che esista un collegamento tra quei tentativi e il fatto che le nuove misure sono davvero state ritardate. C’è la prova della volontà, ma non quella – diretta e inconfutabile – di aver commesso il fatto. Sta di fatto che le nuove misure entreranno in vigore solo nell’autunno del 2017, e i risultati dei test potranno superare i limiti legali di NOx del 210% fino al 2020 e del 50% negli anni successivi. Non esattamente una sconfitta per l’industria dell’auto.