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Taranto: il carburante è stato recuperato

Interventi repentini hanno permesso il recupero del combustibile finito in mare. Previsto per domani il Tavolo Tecnico per l'Emergenza Taranto presso il Consiglio dei Ministri

(Rinnovabili.it) – Nella notte di mercoledì scorso, 11 aprile, l’incidente del mercantile panamense East Castle nel Porto di Taranto. A pochi giorni dal disastro ambientale che sta minacciando il tratto di mare interessato, continua l’impegno per arginare l’emergenza causata dallo sversamento di un quantitativo di carburante che dapprima è stato stimato tra le 10 e le 15 tonnellate, ma che in verità ammonta a 38 tonnellate. Falla nello scafo o errore dello sversamento dell’acqua di zavorra il danno è fatto: una chiazza di 800 metri quadrati di carburante sta inquinando il Mar Grande. La Capitaneria di Porto ha da subito circoscritto la zona e iniziato la bonifica per evitare di peggiorare la situazione portando a termine in breve tempo il recupero dell’olio combustibile.

“La situazione è sotto controllo, si tratta di un evento circoscritto e al momento non c’è rischio ambientale. Ora stiamo lavorando per limitare i danni”, ha spiegato Cosimo Battista, responsabile qualità della società incaricata del servizio anti-inquinamento nel porto di Taranto, Ecotaras Spa.

“Rimane l’ultima parte, quella più difficile – spiega il dottor Christian Iacovelli, responsabile tecnico dell’Ecotaras – Restano da pulire le carene delle due navi circondate dalla macchia di carburante. L’intervento non è facile per la particolare tipologia del prodotto da rimuovere che si presenta colloso e molto denso. Una volta tolto con particolari tecniche sarà concentrato e recuperato”.

Dopo la rimozione del carburante sarà importante il monitoraggio dello stato di salute delle acque e dei fondali per impedire che gli eventuali residui danneggino anche le coste. “L’avvenimento di Taranto rappresenta indubbiamente una nuova situazione di criticità per il Mediterraneo ancora una volta causata da un incidente occorso ad una imbarcazione di grandi dimensioni che, per errore umano o per non idonea situazione delle strutture, diventa sorgente di potenziale o concreta contaminazione delle acque e dell’intero ecosistema circostante”, afferma Emanuela Sturniolo, Operations Manager di MWH, multinazionale di ingegneria e consulenza ambientale, già responsabile della sorveglianza delle operazioni di messa in sicurezza e bonifica del relitto principale Haven, superpetroliera affondata al largo di Genova nel 1991.