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Sul taglio delle emissioni gli stati UE non fanno sul serio

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Indebolito il regolamento europeo sulle emissioni non-ETS

 

(Rinnovabili.it) – I timori della vigilia sono divenuti realtà quando, venerdì pomeriggio, i Ministri dell’Ambiente europei hanno adottato una posizione niente affatto ambiziosa sugli sforzi di riduzione delle emissioni nei settori non-ETS: piccola industria, trasporti, edilizia, rifiuti e agricoltura. Il loro pronunciamento era molto atteso, perché passo decisivo verso la definizione dell’Effort Sharing Regulation, la nuova normativa europea da affiancare al mercato del carbonio (ETS) per raggiungere gli obiettivi approvati alla COP 21 di Parigi.

Il regolamento, che copre una quota di emissioni pari al 60% del totale europeo, sarà effettivo dal 2021 al 2030. In questo periodo, ai settori sopracitati è richiesto un taglio della CO2 pari al 30% rispetto ai livelli del 2005. Tuttavia, le numerose scappatoie legali inserite nella bozza avanzata mesi fa dalla Commissione Europea, hanno indebolito il testo a tal punto che – secondo i calcoli della ONG Carbon Market Watch – la riduzione delle emissioni si fermerà al 23%.

 

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Gli spiragli normativi approvati dai Ministri dell’Ambiente includono:

Questa posizione sarà la base per i negoziati che gli stati membri avvieranno con il Parlamento Europeo. Secondo Femke De Jong, EU Policy Director di Carbon Market Watch, «i ministri hanno perso la possibilità di mostrare una vera leadership sul clima, optando invece per sostenere scappatoie che mettono a rischio l’azione climatica dell’UE. Nei prossimi negoziati il Parlamento Europeo deve ergersi a difesa dei cittadini che considerano il cambiamento climatico una minaccia importante e vogliono che i loro governi si attivino con urgenza».

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