(Rinnovabili.it) – Più tempo per decidere se usare la “scappatoia dell’ETS” e raddoppio delle quote di carbonio da prendere in prestito nei primi 5 anni per ridurre le emissioni in altri settori. Non piace agli ambientalisti la bozza di parere redatta dai maltesi, presidenti di turno del Consiglio dell’UE, sulla Effort Sharing Regulation (ESR). Infatti, numeri alla mano, il testo che verrà proposto agli stati membri il 6 aprile è meno incisivo di quello scritto da Bruxelles. La Effort Sharing Regulation è la proposta legislativa dell’esecutivo comunitario per distribuire a ciascuno stato membro i compiti di riduzione delle emissioni stabilite a livello continentale. I Ventisette stanno attualmente negoziando il testo, cercando di arrivare ad un accordo sui target vincolanti di emissioni per settori quali i trasporti, l’edilizia, l’agricoltura e i rifiuti, esclusi dal sistema europeo di scambio delle emissioni (ETS).
La proposta originaria di Bruxelles, tuttavia, offre la possibilità di uno strappo alla regola: i paesi possono decidere entro il 2020 se utilizzare 100 milioni di quote di carbonio per gli obiettivi della Effort Sharing Regulation. Tuttavia, questa “scappatoia” – come è stata definita dai gruppi ambientalisti – nella proposta di Malta è perfino più evidente. La bozza di testo che verrà presentata giovedì prevede che la scelta nazionale sull’utilizzo delle quote sia spostata al 2024, e che nei primi 5 anni ciascun paese possa prenderne in prestito il 10% (non più il 5%) da quelle disponibili per l’anno successivo.
Il testo non affronta un tema caro all’Italia, che verrà rinviato ad un secondo momento. Il nostro governo sta cercando di fare pressioni affinché i crediti emissivi legati alla gestione forestale siano ancora presi in considerazione nel calcolo della riduzione, elemento che Bruxelles vorrebbe cancellare vista la poca affidabilità di questo fattore. Inoltre, in passato alcuni paesi hanno manipolato i dati nazionali sulla gestione forestale nell’ambito del Protocollo di Kyoto, riuscendo a ottenere crediti di CO2 in più rispetto a quelli che sarebbero stati assegnati in condizioni “reali”.