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Taglio emissioni: la Corte dei Conti UE chiede maggiori progressi

corte dei conti

 

 

(Rinnovabili.it) – È essenziale che l’Unione europea intraprenda interventi efficaci per affrontare i cambiamenti climatici. A dirlo stavolta non un’associane ambientalista o la frangia verde della politica comunitaria, bensì la Corte dei Conti europea, l’ente che controlla che i fondi UE siano raccolti e utilizzati correttamente. Secondo un nuovo lavoro pubblicato dal revisore, sul fronte della lotta climatica servono ulteriori miglioramenti. Nuovi sforzi da mettere in campo, a cui accostare anche una condivisa politica di adattamento, opzione ormai imprescindibile qualsiasi sia l’obiettivo emissivo raggiunto.

 

“L’UE deve tagliare le emissioni di gas a effetto serra – spiega Phil Wynn Owen, il Membro della Corte – ed anche adattarsi ai cambiamenti climatici. Le proiezioni attuali indicano la necessità di realizzare ulteriori progressi nella riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per conseguire gli obiettivi stabiliti per il 2030 e il 2050”.

 

L’analisi presenta un quadro d’insieme degli interventi dell’UE, sottolineando una serie di nodi  da risolvere. A partire dal comparto della produzione e l’uso di energia, oggi responsabili del 79 % delle emissioni di gas a effetto serra in Europa. Le tecnologie rinnovabili, nonostante gli indubbi progressi soffrono ancora rapporto costi-efficacia insoddisfacente. Problemi di cui soffre anche il settore dell’efficienza energetica. Dai principali audit finora svolti dalla Corte dei conti e dalle istituzioni superiori di controllo nazionali dell’UE, risulta anche che il passaggio a trasporti a basse emissioni di carbonio non sta progredendo a sufficienza.

 

Le politiche messe in campo e quelle in via di definizione (si pensi al pacchetto energia pulita per tutti) hanno bisogno dunque di sforzi aggiuntivi, di un approccio olistico e soprattutto di una visone comunitaria condivisa dai Ventisette. Secondo la Corte, infatti, i target e gli obiettivi dell’UE per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030 e il 2050 non verranno raggiunti se non vi sarà un maggiore e significativo impegno in tal senso. E tutti i settori economici dovranno contribuire.

 

“Per raggiungere i target per il 2030, nel prossimo decennio occorrerà aumentare del 50 % gli sforzi annualmente compiuti per ridurre le emissioni. Il cambiamento più significativo, tuttavia, sarà richiesto dopo il 2030, quando il tasso di riduzione delle emissioni dovrà superare i livelli storici di tre o quattro volte per raggiungere l’obiettivo fissato per il 2050”.

Su cosa si dovrà lavorare? L’analisi panoramica del revisore individua sette principali sfide: governance dell’energia e dei cambiamenti climatici, elaborazione e attuazione delle politiche sulla base di dati concreti, transizione energetica, efficace utilizzo di ricerca e innovazione, pianificazione e gestione dell’adattamento, finanziamento, coinvolgimento dei cittadini dell’UE.

 

“Per l’UE e gli Stati membri  – continua Owen – sarà anche una grande sfida anticipare e pianificare correttamente l’adattamento, in modo da ridurre la necessità di reagire agli eventi, adottando azioni tardive che comporterebbero maggiori costi”, ha dichiarato dei conti europea responsabile della relazione.

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