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I tagli di Trump all’EPA: 3.800 persone e il 50% del budget

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(Rinnovabili.it) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha in mente di tagliare il budget dell’Agenzia di protezione ambientale (EPA) del 50%. Lo rivela un rapporto redatto da ex membri dell’EPA che analizza la proposta di revisione del budget avanzata dalla Casa Bianca. Il nuovo capo dell’Agenzia, lo scettico Scott Pruitt, sarà ad un’audizione in Congresso domani. Probabilmente, questo rapporto darà ai deputati e ai senatori il destro per sottoporlo ad un fuoco di fila di domande preoccupate e pungenti.

Pruitt dovrà dichiarare che riuscirà a salvaguardare l’ambiente  e il clima con un’authority sotto organico e senza soldi, mentre il governo dovrà decidere a breve se rinnovare la protezione per le terre pubbliche di proprietà federale da progetti impattanti o se svenderle alle compagnie energetiche.

Per l’EPA, con i tagli che si prospettano (del 47% per i suoi più importanti programmi scientifici, più il 7,9% per il suo advisory board), diventerà difficile anche solo svolger le sue funzioni di base. Il bilancio si ridurrebbe, in base al dossier, ad un livello mai visto in tutta la vita dell’agenzia, nata nel 1970. Circa 3.800 dipendenti saranno licenziati.

 

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La relazione dei membri fuoriusciti o licenziati dallo staff dell’EPA fornisce anche alcuni dati che mettono in discussione uno dei punti su cui il nuovo amministratore ha concentrato la comunicazione: i cambiamenti dell’amministrazione Trump, dice spesso Scott Pruitt, permetteranno all’agenzia di concentrarsi sui suoi compiti fondamentali – aria pulita e acqua – e lasciare le responsabilità ambientali agli stati. Un ritorno ai suoi compiti base, insomma, che non dovrebbe incidere sulla regolamentazione ambientale.

Ma il bilancio dell’agenzia dipende già oggi in gran parte dagli stati: perciò, se la volontà dell’amministrazione fosse stata delegare più responsabilità agli stati, la loro quota di budget sarebbe aumentata. Invece non è così: Trump vuole una riduzione dei finanziamenti, che si attestano al 30% sui programmi aria e acqua, e salgono al 50% se si contano altri programmi chiave come programmi come piombo, pesticidi, rifiuti pericolosi, protezione delle spiagge, acqua potabile, e aree dismesse.

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