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Lo sviluppo sostenibile che non rinnega le trivelle

È appena nata, alla Camera dei deputati, l’Associazione dei parlamentari per lo sviluppo sostenibile. Abbiamo intervistato il suo presidente

Lo sviluppo sostenibile a braccetto con le trivelle 4

 

(Rinnovabili.it) – Parlare di sviluppo sostenibile ammiccando alle trivelle, agli inceneritori e alla riforma della bolletta elettrica. È la mission impossible della nuova Associazione dei parlamentari per lo sviluppo sostenibile, costituitasi il 13 gennaio alla Camera dei Deputati. Mette insieme esponenti di Pd, Forza Italia, Lega, Nuovo Centrodestra e del Gruppo Misto. Il gruppo è presieduto da Ignazio Abrignani (Misto/ALA), già presidente della commissione Attività produttive di Montecitorio. Fanno parte del consiglio direttivo: Enrico Borghi (Pd), Guido Galperti (PD), Giuseppe Romele (FI-PDL), Francesco Prina (PD), Luca Squeri (FI-PDL), Salvatore Matarrese (SCPI), Raffaello Vignali (AP-NCD), Davide Caparini (Lega Nord) e Cosimo Latronico (Misto -Conservatori e Riformisti).

 

Gli obiettivi dell’associazione sono descritti in un comunicato stampa: «Rappresentare e raccogliere le istanze riguardanti la sostenibilità ambientale», con riferimento a «politiche dei rifiuti e fiscalità ambientale, riforma del mercato elettrico, linee guida per l’efficienza energetica, sviluppo delle energie rinnovabili alla luce del decreto interministeriale di prossima emanazione, con particolare riferimento alla geotermia, ai combustibili solidi secondari e all’idroelettrico».

Per saperne di più abbiamo intervistato Ignazio Abrignani, che presiede l’associazione, su alcuni temi caldi della politica ambientale. Ex berlusconiano, l’onorevole è passato con Verdini lo scorso settembre, nel gruppo divenuto stampella del governo sulle riforme costituzionali.

 

Ignazio Abrignani
Ignazio Abrignani

On. Abrignani, Come si colloca l’associazione sul tema della riforma della bolletta elettrica, che sembra impattare più gravemente sull’autoconsumo e le famiglie meno abbienti?

È innegabile che la riforma della bolletta elettrica sia indispensabile dato che l’attuale struttura è figlia di uno schema addirittura degli anni ’70. Non è sbagliato ritenere che gli oneri di sistema e la tariffa di distribuzione siano imputabili in maniera uniforme a tutti i consumatori. La parte progressiva della bolletta dovrebbe riguardare la quota effettiva dei costi dell’energia elettrica.  L’Associazione vigilerà affinché il bonus riconosciuto alle famiglie meno abbienti sia effettivamente incrementato e ne sia allargata la platea dei beneficiari.

 

Qual è il vostro punto di vista sulle altre rinnovabili, in particolare eolico e fotovoltaico?

Dobbiamo guardare con maggior orgoglio a quanto fatto dall’Italia negli ultimi sei anni. Gli obbiettivi europei nel settore delle fonti rinnovabili sono stati raggiunti in anticipo rispetto al 2020.

Eolico e fotovoltaico rappresentano una parte importante degli incentivi che sono stati riconosciuti. Stiamo sollecitando il Governo affinché emani rapidamente il Decreto Ministeriale ora all’attenzione di Bruxelles. Si tratta di un provvedimento che può gestire la transizione in attesa di una normativa più stabile in linea con gli impegni europei al 2030.

Fotovoltaico ed eolico saranno accompagnati dall’effettiva introduzione sul mercato degli accumuli. Il regolamento del GSE sulle batterie è un primo passo ma non basta. Non va trascurata la possibilità di costruire un’industria europea degli accumuli, visto che oggi la leadership è sotto il controllo del Giappone.

 

Cosa risponde all’annuncio del MISE sui SEU?

La risposta in Parlamento del Sottosegretario Giacomelli ci preoccupa. I sistemi efficienti di utenza sono uno strumento indispensabile per estendere l’efficienza energetica a tutto il settore residenziale italiano. Limitare le agevolazioni non è una buona idea. Bisogna verificare quali sono gli spazi di intervento nella normativa europea per non penalizzare l’autoconsumo.

 

Lo sviluppo sostenibile a braccetto con le trivelle 7Quale posizione pubblica assume l’associazione in merito al prossimo referendum sulle trivellazioni in mare?

L’Associazione è nata per promuovere un ambientalismo realista. Non amiamo le posizioni massimaliste quindi non può essere esclusa per legge la possibilità di ricerca degli idrocarburi sulle coste italiane. Anche perché i nostri giacimenti sono in larga parte riserve di gas, non di petrolio, quindi certamente meno esposti ai rischi di incidenti e inquinamento rilevante. Comunque, più del referendum, saranno i bassi prezzi del petrolio a condizionare i futuri investimenti anche nel nostro Paese.

 

Che giudizio date sull’intenzione del governo di costruire 12 nuovi inceneritori in 10 regioni italiane?

Non siamo contrari alla realizzazione di termovalorizzatori a patto che gli impianti siano l’ultimo anello della catena di una raccolta differenziata che può superare il 60%. L’incenerimento deve essere residuale a valle di un riuso dei materiali e con le migliori tecnologie disponibili per la produzione di calore e energia elettrica. Prima di localizzare nuovi impianti varrebbe la pena di verificare la fattibilità della riconversione delle vecchie centrali ad olio e a carbone.

 

Farete pressioni sul governo affinché venga pubblicata la mappa dei siti idonei ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi?

Innanzitutto intendiamo fare pressione sul Governo affinché risolva il problema della governance di Sogin. Il deposito nazionale è un imperativo per qualsiasi governo. Non avere una risposta quando i materiali radioattivi italiani torneranno da Francia e Gran Bretagna è da irresponsabili. L’intero processo decisionale dovrà essere molto trasparente.