(Rinnovabili.it) – Doveva essere una mossa in segno di buona volontà e trasparenza. La trasparenza c’è (più o meno) stata, peccato che abbia dimostrato che la buona volontà non c’è, o se c’è è pressoché inutile. I due più grandi inquinatori del pianeta hanno reso pubbliche le loro valutazioni sui sussidi alle fossili. Dopo la ratifica dell’accordo di Parigi al G20 di Hangzhou, Cina e Stati Uniti si erano impegnati a effettuare una sorta di “valutazione incrociata” delle politiche che frenano il raggiungimento degli obiettivi sul clima. Ciascuno mette nero su bianco le proprie, poi Washington dà un parere su Pechino e viceversa.
Dal balletto di cifre emerge davvero in modo chiaro quali siano gli ostacoli. Gli Usa si rimettono al voto del Congresso. Un Congresso che è in mano ai Repubblicani, non proprio i più sensibili ai cambiamenti climatici, e non è detto che cambierà maggioranza a breve. Tradotto: la buona volontà potrebbe non bastare affatto. Quanto alla Cina, il problema non è certo quello dei voti ma di rispettare la parola data e di farlo in modo trasparente. Le premesse non sono così incoraggianti, visto che Pechino “non è riuscita” a quantificare l’ammontare di denaro che oggi riserva per le diverse voci che rientrano tra le politiche di sussidi alle fossili.
Di sussidi alle fossili si parlerà alla COP22 del prossimo novembre a Marrakesh, in Marocco. È uno dei punti su cui la ministra dell’Ambiente di Rabat Hakima el-Haité ha annunciato di volersi concentrare, chiedendo a tutti gli Stati di arrivare con un’idea chiara di quali sussidi intendono cancellare. Inutile sottolineare che senza una presa di posizione forte da parte di Usa e Cina si partirà già col piede sbagliato. Delle 16 misure che Washington ha messo nella lista dei futuri tagli, ben 13 sono vincolate all’approvazione di una legge ad hoc da parte del Congresso. Come andrà a finire? Dal 2010 a oggi l’amministrazione Obama ha già presentato 11 proposte per togliere sussidi alle fossili e non ne è passata nemmeno una. Pechino poi alza una vera cortina fumogena: delle 9 policy che ha identificato come sussidi, solo 3 hanno un ammontare definito. Le altre 6 sono “incalcolabili”: vero segno che la Cina non le vuole proprio mettere in discussione.