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Surriscaldamento globale: piante e suolo assorbono sempre meno CO2

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L’alternanza di stagioni aride e di forti piogge stressa piante e terreni umidi che perdono la capacità di assorbire anidride carbonica

 

(Rinnovabili.it) – Più la Terra si surriscalda e meno le piante assorbono anidride carbonica: la scoperta arriva da un gruppo di ricercatori del Dipartimento d’Ingegneria Ambientale della Columbia University. Lo studio mette in crisi i modelli secondo cui le alte concentrazioni di CO2 nell’atmosfera favorirebbero la crescita del regno vegetale, che di anidride carbonica si “ciba” per effettuare la fotosintesi.

La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, si concentra sull’alternanza di periodi di siccità con annate di piogge abbondanti: in condizioni “normali” le piante e il terreno umido assorbono il 25% delle emissioni di CO2 nell’atmosfera; diversi studi hanno però constatato che durante gli anni con scarse precipitazioni i livelli di diossido di carbonio aumentano, indice di un minore assorbimento del regno vegetale.

 

L’alternarsi di violente stagioni secche con altre fin troppo umide stresserebbe alberi e piante, riducendo la loro “vitalità” che, per l’appunto, è alimentata proprio dall’assorbimento della CO2. Allo stesso tempo, i microrganismi presenti nel terreno, verrebbero iperstimolati dalle stagioni più calde e porterebbero a un aumento di emissioni di diossido di carbonio (sottoprodotto del metabolismo di queste forme di vita) stimato in 2-3 gigatoni annui.

 

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I ricercatori dell’università newyorkese hanno testato la teoria creando 4 diversi scenari di cambiamenti climatici, combinando dati satellitari sulle emissioni dal mondo vegetale e modelli statistici. Il risultato è uno squilibrio tra incremento di CO2 negli anni aridi e scarsa capacità di assorbimento di piante e terreno che non viene riequilibrato neppure facendo seguire a periodi di siccità intensi altrettanto intensi periodi di precipitazioni.

“Essenzialmente, la somma tra emissioni e assorbimento in natura non fa più zero”. ha commentato il professor Pierre Gentine, coordinatore della ricerca. Uno squilibrio che è destinato a crescere considerando le previsioni sul medio e lungo periodo in cui sempre più probabile appare il ricorre di grandi siccità in diverse regioni sensibili del mondo.

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