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Suolo contaminato dal petrolio torna fertile grazie alla pirolisi

Un gruppo di scienziati americani ha applicato la pirolisi, una tecnica di scissione termochimica in assenza di ossigeno, al suolo contaminato ottenendo risultati stupefacenti.

pirolisi petrolioScaldando il terreno a 420° C in assenza di ossidanti, il 99% degli idrocarburi viene eliminato ripristinando la fertilità del suolo

 

(Rinnovabili.it) – Un team di studiosi statunitensi ha messo a punto una tecnica per decontaminare il suolo intriso di petrolio e renderlo nuovamente fertile. Lo studio, pubblicato sulla rivista Environmental Science and Technology, sfrutta la pirolisi per rimuovere gli idrocarburi contaminanti senza danneggiare le proprietà nutritive del terreno.

 

La pirolisi è un processo di decomposizione termochimica di materiali organici ottenuto in assenza di ossigeno. Gli studiosi della Rice University di Houston, hanno testato il procedimento su campioni di terreno altamente contaminato dallo sversamento di petrolio grezzo dal sito di estrazione di Hearne, in Texas. Nei soli Stati Uniti, si contano oltre 25 mila perdite di petrolio ogni anno; di queste, il 98% avviene a terra.

Scaldando i campioni in un forno pirolitico a 420° C (788° Fahrenheit) per 15 minuti, i ricercatori hanno ottenuto la rimozione del 99,9% di idrocarburi del petrolio e del 94,5% di idrocarburi policiclici aromatici. Alzando la temperatura fino a 450° C il terreno testato risultava “pulito” al 100% ma calavano anche i valori dei nutrienti contenuti.

 

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Il terreno trattato è stato poi coltivato con semi di lattuga Simpson (in Italia conosciuta come Gentilina verde), una coltura che non dovrebbe germogliare in presenza di sostrato contaminato. Messa a confronto con campioni neutri, il suolo pirolizzato ha impiegato più tempo a produrre le piantine che, però, dopo 21 giorni di coltivazione hanno mostrato gli stessi ritmi di crescita di quelle piantate in terreni non contaminati. La atossicità della piantagione è stata poi certificata dagli esperti in medicina del Baylor College che hanno sottoposto il prodotto finale agli esami generalmente utilizzati per studiare l’impatto di contaminanti chimici sullo sviluppo neonatale.

“Se il processo di riscaldamento del suolo per eliminare sostanze tossiche non è una novità, con la nostra ricerca abbiamo dimostrato che è possibile farlo più rapidamente e con l’impiego di poca energia utilizzando un reattore continuo per rimuovere gli idrocarburi”, ha commentato il professor Kyriacos Zygourakis, co autore dello studio alla Rice University.