Con un crowdfunding vogliono pagarsi la causa sul clima
(Rinnovabili.it) – Portare 47 paesi d’Europa davanti alla Corte internazionale dei diritti umani. La missione di un gruppo di ragazzini portoghesi non è delle più facili: vogliono ottenere una condanna per tutti i governi che non hanno fatto abbastanza per proteggerli dal cambiamento del clima e dalle sue manifestazioni più estreme, minacciando il loro diritto alla vita. Le temperature bollenti di questa estate hanno flagellato il Portogallo con gli incendi boschivi, esplosi nella regione di Leiria, al cuore dello stato, uccidendo più di 60 persone ferendone centinaia. Il gruppo di studenti è rappresentato da avvocati inglesi esperti di legislazione ambientale e climatica. Con il supporto della rete di ONG Global Legal Action Network (Glan), stanno cercando di raggiungere i 40 mila euro per portare il caso davanti alla Corte europea dei diritti umani. Lo strumento è quello del crowdfunding, partito lunedì sulla piattaforma CrowdJustice, che in passato ha radunato milioni di euro a beneficio di migliaia di persone che non potevano pagarsi le spese legali.
Si tratterebbe dell primo caso in cui così tanti governi vengono portati dinanzi a un tribunale per il loro fallimento nella mitigazione dei cambiamenti climatici. L’azione legale riguarderà infatti i 47 principali emettitori tra i paesi che hanno firmato la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, tra cui naturalmente i più grandi: Regno Unito, Germania, Francia, Italia. Tutti questi stati vengono indicati come responsabili di circa il 15% delle emissioni globali e continuano a consumare una quota significativa delle riserve di combustibili fossili.
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«Chiederemo alla Corte di emanare due provvedimenti – spiegano i promotori dell’iniziativa – innanzitutto, di imporre agli Stati membri un rafforzamento significativo delle loro politiche per la riduzione delle emissioni; in secondo luogo, di impegnarsi a lasciare la maggior parte delle riserve di combustibili fossili che possiedono sottoterra».
Se il crowdfunding va a buon fine (sono stati già raccolti oltre 11 mila euro in tre giorni), potrebbe essere la seconda volta che uno stato perde una causa sul tema del cambiamento climatico. Due anni fa un gruppo di cittadini olandesi, guidato dalla ONG Urgenda, ha citato con successo il governo per l’immobilismo consapevole sulla riduzione delle emissioni, che avrebbe portato ad una violazione dell’obiettivo massimo dei 2 °C di riscaldamento globale. Tre giudici hanno ordinato al governo olandese di tagliare le proprie emissioni del 25% entro il 2020, qualificando come illegali i target più bassi fissati in precedenza.