(Rinnovabili.it) – La sicurezza nucleare va perseguita con costanza e continuità, a maggior ragione se può essere intaccata da alluvioni, terremoti o condizioni meteorologiche sfavorevoli. Al seminario internazionale organizzato dall’ISPRA sui risultati degli stress test effettuati sulle centrali europee si è discusso sugli importanti progressi fatti dai vari partecipanti. La riconsiderazione sulla sicurezza degli impianti nucleari in Europa è iniziata a seguito dell’incidente di Fukushima e ha reso evidente quanto fosse necessario testare le prestazioni dei vari impianti in condizioni di stress. Quindici i Paesi europei con impianti nucleari in esercizio che hanno proceduto ad effettuare i test, ai quali se ne sono aggiunti volontariamente altri 2: la Svizzera, che sta anche ultimando la costruzione di un deposito a prova di disastro, e l’Ucraina.
Pur non avendo centrali attive sul proprio territorio, anche l’Italia ha partecipato ai “lavori in corso” per scongiurare i potenziali pericoli provenienti dalle centrali attive nei Paesi confinanti (secondo i dati diffusi dall’ISPRA, la distanza minima dal confine italiano sarebbe dell’ordine di 100-200 chilometri, più o meno la stessa che c’è tra Fukushima e Tokyo). A guidare le attività è stato l’European Nuclear Safety Regulators Group (ENSREG) con il supporto del Western European Nuclear Regulators’ Association (WENRA). Il rigoroso esercizio di revisione delle centrali ha ricevuto il plauso anche della Commissione Europea, consapevole dell’eccezionalità del lavoro svolto dagli Stati Membri, chiamati tutti a redigere il proprio rapporto nazionale, che sarà successivamente revisionato dal Peer Review Team.