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La nuova strategia CCS della Germania dà l’ok allo stoccaggio sottomarino offshore

Il ministro dell’Economia e della Transizione Ecologica Robert Habeck ha presentato la bozza di strategia per l’impiego su larga scala delle tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2. Previsto anche l’adeguamento legislativo per autorizzare l’export di CO2. Resta il divieto di stoccaggio geologico onshore, ma possibili deroghe se richieste dai singoli Lander

Strategia CCS Germania: ok a storage offshore e export CO2
Foto di Marek Piwnicki su Unsplash

Mano tesa anche alle centrali a gas: potranno usare la CCS, ma senza aiuti statali

(Rinnovabili.it) – Via libera allo stoccaggio offshore di anidride carbonica. Nuove regole per la cattura e stoccaggio della CO2 (CCS), con l’ok per le centrali a gas ma senza aiuti statali. Mentre la strada resta sbarrata per le centrali a carbone. E un quadro legislativo per l’export di CO2. Sono i punti cardine della prima bozza di strategia CCS della Germania, presentati ieri dal ministro dell’Economia e della Transizione Ecologica Robert Habeck.

Cosa prevede la strategia sulla CCS della Germania?

Un provvedimento che parte dal riformare le regole sullo stoccaggio sotterraneo di CO2. Berlino considera di aprire all’uso dei depositi geologici offshore (tranne nelle aree marine protette), seguendo l’esempio della Norvegia e dell’Olanda. “In questo modo ci assumiamo la responsabilità invece di scaricarla sugli altri” ha spiegato Habeck, riferendosi alla necessità di disporre di una capacità adeguata di storage per assorbire il volume di anidride carbonica catturata da industrie e settore energetico nei prossimi anni. Resta invece il divieto per lo stoccaggio sotterraneo permanente onshore. Ma potrebbe arrivare il via libera anche su questo fronte se ci sarà una richiesta specifica da parte dei Land, i singoli stati tedeschi.

A quali settori e industrie sarà applicabile la tecnologia CCS? Il ministro ha assicurato che la strategia CCS della Germania sarà focalizzata solo sul segmento hard to abate, le industrie ad alta intensità di carbonio i cui processi produttivi sono più difficili da decarbonizzare. Non è ancora chiaro, però, quale sia il perimetro esatto e i criteri contenuti nella strategia. È già certo, di contro, che Berlino tende la mano al gas fossile prevedendo la possibilità che gli impianti a gas si dotino di cattura e stoccaggio della CO2 per abbattere il loro tenore emissivo.

L’annuncio di Habeck arriva meno di un mese dopo la presentazione della futura strategia UE di gestione del carbonio industriale, nella quale Bruxelles punta a una capacità di stoccaggio di 280 milioni di tonnellate l’anno entro il 2040 e 450 MtCO2 a metà secolo. Prevedendo, quindi, un ricorso massiccio alla tecnologia CCS. Una decisione che ha attirato molte critiche perché permette di non tagliare le emissioni alla fonte. Con questo volume di CCS, l’UE ridurrà effettivamente i gas serra solo dell’82% entro il 2040 e non del 90% come vorrebbe l’obiettivo annunciato a inizio febbraio.

Le stesse critiche sono state rivolte a Berlino. Ma per Habeck la scelta del governo è “pragmatica” e “responsabile”. “Il tempo è scaduto”, ha detto il ministro in conferenza stampa. “Negli anni 2000 si poteva forse dire: ‘Aspettiamo e vediamo cosa potrebbe succedere’; oggi vediamo che non abbiamo trovato alcuna soluzione tecnologica per il cemento e altri settori che garantisca la neutralità climatica”. Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2045, l’obiettivo fissato dalla Germania, “dobbiamo usare quello che abbiamo”.