(Rinnovabili.it) – Come nei migliori spettacoli di prestidigitazione, il vertice G20 ha chiuso i battenti con una grande illusione. Ha attirato lo sguardo del pubblico su una sventolante mano vuota mentre nascondeva con destrezza una delle principali questioni climatiche poste sul tavolo: la fine dei sussidi concessi ai combustibili fossili. Con i riflettori puntati sull’annuncio di Cina e Usa della ratifica dell’accordo di Parigi e l’inclusione, per la prima volta, del tema della finanza verde, uno degli elementi più critici della discussione climatica è stato facilmente relegato in un angolo.
Il comunicato finale del summit si limita ad accogliere favorevolmente i progressi ottenuti fino ad oggi nella eliminazione delle sovvenzioni a petrolio, gas e carbone, mancando però qualsiasi accordo o riferimento su una possibile deadline.
“Nel 2009 questi paesi hanno assunto l’impegno a eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili, ma senza definire un termine chiaro”, ha commentato Han Chen, avvocato del Natural Resources Defense Council (NRDC), esortando il G20 a tornare sulla questione quanto prima. “Se fossero veramente impegnati ad affrontare i sussidi, allora i risultati di questo vertice sarebbero stati differenti”. Un rapporto lanciato lo scorso anno da Oil Change International in collaborazione con il Development Institute, ha scoperto che i sussidi governativi di queste venti potenze mondiali per il settore fossile potevano contare su una media di 444 miliardi di dollari l’anno tra il 2013 e il 2014.
Sono passati sette anni da quando il G20 ha promesso di scrivere la parola agli aiuti all’energia fossile, ma finora i progressi sono stati inconsistenti e solo i leader del G7 hanno compiuto qualche timido passo avanti proponendo come termine il 2025.
I veri sviluppi si sono ottenuti solo sul fronte finanziario. Il testo finale del vertice ha riconosciuto per la prima volta la necessità di scalare la finanza verde, accogliendo il nuovo rapporto del G20 Green Finance Study Group (GFSG), che ha disposto una serie di raccomandazioni politiche progettate per aumentare il flusso monetario nei progetti di decarbonizzazione.
Questo elemento, assieme alla ratifica dell’accordo sul clima da parte dei due più grandi inquinatori, è bastato ai presenti per ritenersi soddisfatti dell’esito “ambientale” del G20. Ma gli ambientalisti fanno notare come il comunicato finale si fermi bruscamente prima di fissare un obiettivo vero che assicuri la ratifica da parte delle maggiori economie del Pianete entro la fine del 2016. “Ci impegniamo a completare le nostre rispettive procedure interne al fine di aderire all’accordo di Parigi, – si limita a dichiarare il testo – non appena le nostre procedure nazionali lo consentiranno”.