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Stop glifosato: il manifesto AIAB per bandire l’erbicida di Monsanto

Stop glifosato il manifesto AIAB per bandire l'erbicida 4

 

(Rinnovabili.it) – Caro governo Renzi, devi «applicare il principio di precauzione in nome della tutela della salute pubblica, vietando definitivamente e in maniera permanente la produzione, la commercializzazione e l’uso di tutti i prodotti a base di glifosato». È la richiesta di AIAB e FIRAB contenuta in un manifesto dal titolo “Stop glifosato”, indirizzato all’esecutivo, ai Ministeri competenti e al Parlamento.

Hanno aderito all’appello anche diverse altre realtà: Associazione biodinamica italiana, Asso-Consum, Campagna Nazionale in difesa del latte materno dai contaminanti ambientali, Federbio, Forum Italiano dei movimenti per l’acqua, ISDE – Associazione Medici per l’Ambiente, Legambiente, MDC – Movimento in difesa del cittadino, Navdanya International Nutrizionisti per l’ambiente. La possibilità di sottoscrivere è aperta: basta inviare la propria richiesta a comunicazione@aiab.it.

 

Stop glifosato il manifesto AIAB per bandire l'erbicida

 

Il manifesto “Stop glifosato” chiede inoltre alle Regioni di rimuovere il prodotto da tutti i disciplinari di produzione che lo contengono e di escludere da qualsiasi premio le aziende che ne facciano uso evitando di incentivare «l’uso sostenibile di prodotto cancerogeno». Questa, infatti, è la definizione che ne ha dato la IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS. A marzo, con una ricerca-bomba che valutava il glifosato (principio attivo dell’erbicida Roundup prodotto da Monsanto) «probabile cancerogeno per l’uomo» (leggi l’articolo di Rinnovabili.it), ha innescato una reazione a catena in molte nazioni del mondo. Una serie di proteste, petizioni, pressioni politiche e manifestazioni ha costretto alcuni governi a mettere moratorie o divieti sull’utilizzo del glifosato (leggi l’articolo di Rinnovabili.it). A livello europeo, invece, è stato deciso di non adottare alcuna misura precauzionale, perché l’autorizzazione del glifosato scadrà il 31 dicembre, poi verrà avviata la procedura per l’eventuale rinnovo. In sostanza, l’Unione se ne lava le mani procrastinando scelte difficili da digerire per le lobby. Nei singoli Paesi membri, tuttavia, le pressioni pubbliche non mancano. La Francia ha annunciato un divieto (parziale) alla commercializzazione (leggi l’articolo di Rinnovabili.it), In Germania cresce la rabbia dei Länder contro il governo centrale. E adesso, anche in Italia comincia a muoversi qualcosa.

 

Stop glifosato il manifesto AIAB per bandire l'erbicida 3

 

Il nostro Paese è uno dei maggiori utilizzatori dell’erbicida, che è incluso nel Piano Agricolo Nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei fitofarmaci. Tutti i Piani regionali per lo Sviluppo Rurale, finanziano l’agricoltura integrata e conservativa, e perciò ne possono incentivare l’utilizzo. Ciò che AIAB, FIRAB e la lista di aderenti a “Stop glifosato” vogliono evitare, è il paradosso che il PAN per l’uso sostenibile dei fitofarmaci promuova l’uso di un diserbante cancerogeno. Il glifosato è l’erbicida più utilizzato al mondo, presente in 750 formulati tra i quali il Glinet e il Roundup. È collegato alle sementi geneticamente modificate (OGM) di mais, soia e cotone il cui Dna è stato manipolato da Monsanto per resistere al diserbante, definito «ecologico e biodegradabile».

 

Tra gli impatti sulle piante, spiega AIAB nel suo appello, un numero di ricerche sempre maggiore evidenzia forti criticità: «Dopo l’irrorazione, il glifosato penetra nel suolo attraverso l’apparato radicale delle piante trattate e tramite i resti della vegetazione morta. È importante sottolineare che il glifosato colpisce la rizosfera, quella parte del suolo che circonda le radici ed è essenziale per la salute e l’assorbimento dei nutrienti da parte delle piante. Ricercatori indipendenti stanno pubblicando studi che dimostrano l’impatto del glifosato su funzioni chiave della rizosfera. Tali effetti includono il ridotto assorbimento di micronutrienti essenziali da parte delle colture, la riduzione della fissazione dell’azoto, che causa resa inferiore dei raccolti e la maggiore vulnerabilità nei confronti delle malattie».

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