(Rinnovabili.it) – Un accordo che potrebbe valere 0,4°C in meno entro la fine del secolo. Così lo presenta il capo delegazione degli Usa Gina McCarthy. A Vienna si lavora per rinforzare l’accordo sul clima e trovare un modo per rispettare gli impegni presi alla COP21 di Parigi. L’incontro in programma in questi giorni nella capitale austriaca mette 200 stati attorno a un tavolo per discutere il taglio di alcuni dei gas serra considerati più dannosi.
Si tratta di rivedere il protocollo di Montreal che risale al 1989 e mette un freno alle sostanze lesive dell’ozono stratosferico. Allo studio c’è un’integrazione all’accordo: si tratta di inserire nella blacklist gli idrofluorocarburi (HFC), sostanze impiegate largamente negli impianti di condizionamento e nei frigoriferi, che hanno rapidamente sostituito i “cugini” CFC banditi dalla comunità internazionale.
Toppa peggiore del buco, dato che gli HFC sono considerati da molti un pericolo ancora più grande della CO2 per il riscaldamento globale. Lo sostiene, tra gli altri, il Natural Resources Defense Council, secondo il quale gli attuali livelli di emissioni di HFC sono 3 volte più potenti delle attuali emissioni di CO2 annuali. Un trend che è in aumento, soprattutto a causa dell’impiego sempre maggiore di queste sostanze nei paesi in via di sviluppo.
Secondo le proiezioni fornite dall’Agenzia Onu per la protezione dell’ambiente (UNEP), trovare la quadra per ridurre l’uso di HFC eviterà di immettere in atmosfera oltre 100 gigatonnellate di CO2 entro il 2050, e quindi di sottrarre al riscaldamento globale circa 0,4°C entro fine secolo. L’obiettivo dell’accordo sul clima di Parigi è mantenere l’aumento delle temperature ben al di sotto dei 2 °C, facendo il possibile per restare entro 1,5 °C.
Restano però sul tavolo le solite questioni. L’industria opporrà resistenza? Gli stati con economie in ascesa accetteranno di tagliare l’uso di questi gas o si metteranno di traverso? In questi giorni sono al lavoro le delegazioni e i vari sherpa, il 22 e 23 luglio prossimi si dovrebbe arrivare a una conclusione. Se si accenderà luce verde l’accordo dovrebbe essere formalizzato a ottobre in un summit finale a Kigali, in Ruanda.