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Verso lo stop al bisfenolo A: danneggia la riproduzione

Verso lo stop al bisfenolo A: danneggia la riproduzione

Verso lo stop al bisfenolo A: danneggia la riproduzione

 

(Rinnovabili.it) – Dopo aver spalancato di nuovo la porta al bisfenolo A, adesso l’Unione Europea potrebbe decidere di limitarne l’uso commerciale. L’annuncio arriva dall’ECHA, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche basata a Helsinki. Il bisfenolo A (BPA) è stato ufficialmente inserito nell’elenco delle sostanze estremamente preoccupanti (SVHC) candidate all’autorizzazione. Si tratta di una lista che comprende tutte quelle sostanze chimiche che, per diversi motivi, possono venir considerate dannose per la salute e l’ambiente e quindi subire delle restrizioni negli usi industriali, per i quali diventa necessaria una speciale autorizzazione.

Il tipo di restrizione varia caso per caso: possono essere immesse sul mercato, per usi specifici e controllati, solo su richiesta delle imprese e se autorizzate dalla Commissione europea. L’inclusione di una sostanza nell’elenco di sostanze candidate, quindi, crea obblighi giuridici per le aziende che fabbricano, importano o utilizzano queste sostanze come tali, in preparati o in articoli.

 

Il divieto al BPA, in vigore dal 2011, era saltato nel gennaio 2015 dopo una rivalutazione effettuata dall’EFSA, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare. Secondo l’organismo di valutazione comunitaria, i livelli di tossicità resterebbero notevolmente sotto il tetto di sicurezza, anche conosciuto come “dose giornaliera tollerabile” (TDI).

Il BPA è un composto chimico molto comune, usato nella fabbricazione di materiali a contatto con alimenti, quali stoviglie di plastica riutilizzabili o rivestimenti. Altro prodotto in cui si può trovare il BPA è la carta termica utilizzata per gli scontrini. Residui di BPA possono migrare negli alimenti e nelle bevande, essere ingeriti dal consumatore, venire assorbiti dalla pelle o inalati tramite le vie respiratorie quando presenti in carta termica, cosmetici e polveri.

La recente decisione dell’ECHA fa seguito a una richiesta avanzata da quattro paesi membri (Francia, Svezia, Germania e Austria). L’inserimento nella lista è dovuto al fatto che il BPA viene ritenuta una sostanza tossica per la riproduzione: un’eventualità che l’analisi condotta dall’EFSA non aveva contemplato, riconoscendo esplicitamente che non poteva essere esclusa. Allo stesso modo, l’Agenzia non aveva valutato i possibili rischi per i sistemi nervoso, immunitario, metabolico e cardiovascolare, nonché l’eventuale ruolo del BPA nello sviluppo di cancro.

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