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Adesso al PPE piace lo stop alle auto endotermiche dal 2035

Cambio di rotta su una delle battaglie di bandiera del PPE dopo l’ok alla ricandidatura di Ursula von der Leyen. Dal manifesto elettorale sparisce l’obiettivo di cancellare uno dei provvedimenti cardine del Green Deal

Stop auto endotermiche 2035: il PPE ci ripensa
Foto di Aleksandr Kadykov su Unsplash

Sul provvedimento, i popolari avevano tentato l’alleanza con l’estrema destra

(Rinnovabili.it) – Il partito popolare europeo ricandida Ursula von der Leyen per fare il bis alla guida della prossima Commissione e fa marcia indietro su una delle battaglie “di bandiera” che si era intestato nell’ultimo anno: lo stop alle auto endotermiche dal 2035. Uno dei temi più divisivi, su cui si è consumata la spaccatura sempre più netta tra PPE e socialisti europei. Con i popolari che hanno usato per mesi l’opposizione all’addio ai veicoli diesel e benzina per tentare un’alleanza con le destre.

Lo apprende Politico, che ha visto in anteprima l’ultima bozza del manifesto politico del PPE per le prossime elezioni di giugno. Il documento non è ancora definitivo e sarà presentato ufficialmente solo all’inizio di marzo. Ma rispetto alle versioni precedenti, l’unico grande cambiamento di rilievo è proprio la posizione, ora a favore, dello stop alle auto endotermiche dal 2035.

“Vogliamo sviluppare ulteriormente il Green Deal”, si legge nella bozza datata 13 febbraio. “Il Green Deal per noi non è una nuova ideologia come quella sostenuta dai verdi o dai socialisti, è il segno distintivo dell’Europa più prospera, innovativa, competitiva e sostenibile immaginata dal PPE”. Anche se un altro passaggio del manifesto elettorale sostiene di preferire una “politica di incentivi” alla messa al bando di specifiche soluzioni tecnologiche. In altre parole, non ci sarà un’opposizione frontale allo stop auto endotermiche dal 2035, ma ci si continuerà a lavorare ai fianchi.

Il braccio di ferro sullo stop auto endotermiche dal 2035

Nel 2023, il PPE ha provato a demolire alcuni pilastri del Green Deal di Ursula von der Leyen per cavalcare la frustrazione e la rabbia di molti strati dell’elettorato verso le riforme climatiche. E cercare una sponda con i partiti nazionali e le coalizioni europee di destra e estrema destra, cioè i Conservatori e dei Riformisti Europei (ECR), di cui fa parte Fratelli d’Italia, e Identità e Democrazia (ID) in cui siede la Lega insieme al Rassemblement National di Le Pen e Bardella e Alternative fur Deutschland.

I due dossier più scottanti dell’anno sono così diventati la messa al bando delle auto diesel e benzina dal 2035 e la legge sul ripristino della natura (da cui dipendono, tra le altre cose, nuovi obblighi per l’agribusiness).

Sul primo, dopo aver dato l’ok in Consiglio, la Germania ha fatto marcia indietro e rimesso tutto in discussione. Appoggiata dal PPE, che in gran parte era contrario a questa misura pensata per accelerare la diffusione della mobilità elettrica. Anche dopo aver trovato un nuovo compromesso – che salva la data dello stop ma introduce deroghe – i popolari hanno continuato a fare campagna contro la legge. Al punto da farne uno dei temi di primo piano delle elezioni di giugno.

La svolta è arrivata con l’ok alla riconferma di von der Leyen. Che, se da un lato non può buttare a mare il Green Deal, dall’altro ha anche speso gran parte dell’ultimo anno a tessere intese con quei partiti – come Fratelli d’Italia – che pesano all’interno di ECR, e peseranno probabilmente ancora di più da giugno in avanti. Andando così nella direzione auspicata dal PPE.