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Sterilizzare gli strumenti medici? Ci pensa l’albero di natale

Una nuova ricerca suggerisce che gli aghi dell'abete di Douglas potrebbero essere utilizzati per disinfettare nano-dispositivi destinati ad applicazioni mediche

(Rinnovabili.it) – Cosa fare dell’abete alla fine delle feste natalizie se non è in condizioni di essere ripiantumato? La risposta arriva dal chimico Poushpi Dwivedi del Motilal Nehru National Institute of Technology (MNNIT) ad Allahabad, in India. In una ricerca pubblicata nell’International Journal of Biomedical Nanoscience and Nanotechnology, Dwivedi suggerisce che gli aghi della pianta Pseudotsuga menziesii, comunemente noto come abete di Douglas, potrebbero essere usati per sterilizzare nano dispositivi destinati ad applicazioni medicali. Come spiega lo scienziato, uno dei problemi più preoccupanti nel campo della biomedicina è rappresentato dall’infezione batterica che si può sviluppare a livello di protesi, sensori o altri dispositivi medici impiantati. Nonostante i progressi nelle procedure di sterilizzazione e nelle misure asettiche, rimane ancora il rischio che microbi patogeni invadano biomateriali e tessuti.

 

In questo contesto il chimico indiano e il suo team di ricercatori sono al lavoro per realizzare un nuovo materiale antimicrobico e auto-sterilizzante derivato dagli aghi di abete. Si tratta di una sorta di composito argento chitosano nano strutturato che può essere utilizzato in modo sicuro per rivestire protesi mediche e dispositivi chirurgici per precludere la crescita batterica. Il team ha utilizzato un estratto di Pseudotsuga menzietii insieme con una soluzione di nitrato d’argento per generare delle nano particelle successivamente disperse in un polimero di chitosano per ottenere un materiale di rivestimento. L’estratto vegetale agisce come riducente chimico naturale per convertire gli ioni d’argento nella soluzione di nitrato.”La dimensione e la percentuale delle particelle prodotte può essere facilmente controllata, secondo le esigenze, dalla concentrazione iniziale del precursore metallico e dal volume della biomassa vegetale”, spiega il team.