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Se la stampante 3D si alimenta con plastica riciclata

Se la stampante 3D si alimenta con plastica riciclata-

 

(Rinnovabili.it) – La stampante 3D si mette al servizio del riciclo dei rifiuti in plastica. Lo annuncia una società di Rotterdam, la Better Future Factory, che grazie a un gruppo di neolaureati della Delft University of Technology, sta promuovendo la stampa 3D come soluzione a un problema diffuso: i rifiuti plastici. Il loro Perpetual Plastic Project propone che i filamenti utilizzati nel processo di stampaggio siano ricavati da bottiglie riciclate, tazze e altri oggetti in plastica che troppo spesso finiscono in discarica.

 

Con la stampante 3d sembra si possa fare davvero tutto: una tecnologia che, secondo i più ottimisti, darà l’avvio a una rivoluzione che renderà la produzione convenzionale obsoleta, permettendo alle persone di creare i prodotti e gli strumenti di cui hanno bisogno direttamente a casa propria. Ed è con questo spirito che Gaspard Bos, leader del Perpetual Plastic Project, descrive l’iniziativa: «La produzione di materie plastiche nel mondo è in aumento, ma il loro recupero non aumenta alla stessa velocità. Meno del 10 per cento viene riciclato. I comuni e le amministrazioni locali decidono le politiche sui rifiuti e il consumatore è quasi impotente. Vogliamo responsabilizzare questi consumatori nelle loro comunità locali, spingendoli a prendere l’iniziativa. Vogliamo intervenire in queste economie, restituendo valore ai loro rifiuti plastici. Grazie al design dimostriamo che è possibile trasformarli in qualcosa che la gente può desiderare. Abbiamo progettato un’installazione interattiva di riciclaggio che permette a chiunque di generare oggetti nuovi a partire dai rifiuti».

 

Il processo è questo: ordinari bicchieri di plastica vengono lavati, asciugati e infilati in un trituratore che li riduce in pezzettini. Questi passano poi in un estrusore, dove vengono riscaldati e fusi in filamenti poi utilizzati nella stampante 3D.

Finora, l’installazione interattiva è stata usata principalmente per creare anelli in plastica con un cuore disegnato. Una pratica che di per sé non ha un impatto trascendentale sul flusso dei rifiuti, ma dà il destro agli ingegneri del Perpetual Plastic Project per dimostrare alla platea che si raduna in occasione degli eventi il ​​potenziale di questo processo, fornendo alle persone un ricordo di cosa si può fare con oggetti spesso gettati senza troppo riflettere.

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