La legge contro lo spreco alimentare è ferma in Parlamento e gli Italiani hanno pessimi comportamenti. La battaglia sarà lunga
(Rinnovabili.it) – Non potevano arrivare in un momento più propizio – oggi è la giornata contro lo spreco alimentare – i dati di Waste Watcher, l’osservatorio nazionale di Last Minute Market, relativi a questo fenomeno. E sono cifre poco incoraggianti. In Italia gettiamo nella spazzatura ancora 2,5 chili di cibo al mese a famiglia (30 milioni di tonnellate l’anno), pari a 28 euro, per un totale di 8,4 miliardi l’anno (lo 0,5% del Pil nazionale). E questo è solo l’impatto percepito: quello reale vale 13 miliardi di euro.
Su scala globale, l’impatto economico sfiora i 1.000 miliardi di euro l’anno. Se vi si aggiunge l’impatto ambientale, però, l’importo arriva quasi a triplicare.
È per aumentare la coscienza pubblica in merito ai temi dello spreco alimentare che, il 5 febbraio, si tiene dal 2014 la giornata mondiale per la sua prevenzione. In Italia è Last Minute Market a raccogliere i dati, l’associazione che con il Ministero dell’Ambiente istituì la giornata tematica ormai tre anni fa.
Per quanto riguarda le politiche preventive, nel nostro Paese, ci siamo fermati alle buone intenzioni. Un provvedimento – la legge Spreco Zero – è rimasto arenato in Parlamento, sebbene la legge di stabilità abbia semplificato la burocrazia per la donazione degli alimenti avanzati alle onlus. Nemmeno i comportamenti degli italiani sono sufficientemente virtuosi: quasi 9 su 10 comprano al supermercato cibi a lunga conservazione. Non sappiamo più cosa siano gli alimenti freschi e continuiamo a fare incetta di prodotti imballati.
Anche in Europa ci si muove con una certa lentezza: nel 2012 lo spreco alimentare è stato oggetto di una risoluzione del Parlamento europeo, ma l’obiettivo comunitario è ora dimezzarlo entro il 2025. La Francia è pioniera del processo, con una legge approvata il 3 febbraio, la prima al mondo a regolare il fenomeno. Il provvedimento obbliga i supermercati oltre i 400 metri quadri ad accordarsi con le organizzazioni caritative. Per evitare la distruzione volontaria degli alimenti ancora edibili da parte dei commercianti, viene istituito un sistema di sanzioni. Inoltre, la legge prevede un processo educativo capillare, facendo entrare il tema dello spreco alimentare nelle scuole.