Gli italiani generano ogni anno 1,3 miliardi di tonnellate di rifiuti alimentari, ma tra tutte la filiera della carne è la più virtuosa
Ridurre ed eliminare la perdita di cibo commestibile è una delle raccomandazioni avanzate dalla FAO dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura secondo cui il 12,5% della popolazione mondiale ancora oggi non mangia a sufficienza e 1,3 miliardi di tonnellate di rifiuti alimentari all’anno potrebbero rappresentare per queste persone una vera ancora di salvezza.
I dati rilasciati sono contenuti nello studio intitolato “Il ruolo della carne in un’alimentazione equilibrata e sostenibile” elaborato dal Centro Studi Sprim di Milano, nel quale viene messo in evidenza l’impegno nella riduzione degli sprechi della filiera della carne.
“La produzione e il consumo di carne, infatti, generano una quantità di scarti (cibo commestibile “perso” nella filiera produttiva) e rifiuti (cibo buttato una volta immesso sul mercato) più che dimezzata rispetto a frutta e verdura, e pari quasi alla metà dei rifiuti prodotti dalla filiera dei cereali” si legge nel comunicato stampa diffuso.
Ad essere sprecati sono soprattutto i prodotti di origine vegetali, che solitamente hanno un costo più contenuto e un valore sociale percepito in maniera differente rispetto a carne, pesce o latte.