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Spreco alimentare: l’approccio sistemico dell’ISPRA

In occasione della sesta edizione della Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare, l’ISPRA pubblica il rapporto Spreco alimentare: un approccio sistemico per la prevenzione e la riduzione strutturali

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Sovrapproduzione di eccedenze tra le principali cause che innescano la crescita dello spreco alimentare secondo ISPRA

 

(Rinnovabili.it) – Nonostante lo spreco alimentare sia tra le maggiori cause della crisi ecologica e la sua prevenzione sia considerata dalle Nazioni Unite e da altre istituzioni internazionali una priorità per la tutela dell’ambiente e il benessere sociale, il fenomeno continua a crescere a un tasso del +3,2% ogni anno. Lo rivela il rapporto dell’ISPRA “Spreco alimentare: un approccio sistemico per la prevenzione e la riduzione strutturali”, pubblicato oggi in occasione della sesta edizione della Giornata Nazionale per la Prevenzione dello spreco alimentare, uno studio frutto di due anni di valutazione e analisi dei più recenti dati scientifici e informazioni della letteratura internazionale, dai quali si evince come nel mondo il fenomeno sia in aumento.

 

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Tra le principali cause che innescano la crescita dello spreco, secondo ISPRA ci sarebbe la sovrapproduzione di eccedenze, un meccanismo tale per cui ad ogni incremento di fabbisogno corrisponde un aumento maggiore di offerte e consumi, una situazione che genera effetti socio-economici significativi. A soffrire la fame nel mondo sono 815 milioni di persone, 2 miliardi quelle malnutrite e quasi 2 miliardi quelle in sovrappeso. Considerevoli anche le emissioni di gas serra associate al fenomeno e pari a 3,3 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, condizione che altera i processi geologici, biologici e fisici, tra cui il ciclo del carbonio, dell’acqua, dell’azoto e del fosforo. Per ristabilire condizioni di sicurezza alimentare in Italia, si dovrebbe ridurre gli sprechi complessivi di almeno il 25%, secondo il rapporto.

 

Cosa fare per invertire questa tendenza? L’ISPRA dà alcuni suggerimenti. Innanzi tutto, puntare su un uso responsabile del consumo di suolo, sull’inversione dell’abbandono di aree rurali e sulla riconversione della produzione a favore dell’agroecologia, per ridurre gli impatti ambientali e valorizzare l’agro-biodiversità. Per l’ISPRA, in parallelo, va ridotto lo spreco alimentare nelle sue varie forme, che comprendono non soltanto i rifiuti alimentari, ma anche la sovralimentazione, gli usi non alimentari e le perdite nette nell’alimentazione degli allevamenti animali, favorendo al contempo diete con più prodotti vegetali che animali. Importante, per ISPRA, continuare a puntare sulla ricerca a livello nazionale e internazionale.La discussione in corso sugli indirizzi del programma quadro UE di ricerca per il 2021-2027 – si legge nella nota diffusa – è un’occasione rilevante per un focus sulla prevenzione dello spreco alimentare. È importante stabilire sinergie con altre competenze, soggetti e istituzioni per attuare impegni internazionali come quello dell’Agenda ONU 2030 che prevede di ridurre a livello globale i rifiuti alimentari nelle filiere di fornitura e dimezzarli nelle fasi finali, tramite modelli di produzione e consumo equi e sostenibili”.

 

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