(Rinnovabili.it) – Specie invasive e emissioni inquinanti prodotte dal traffico navale sono i due argomenti chiave che hanno caratterizzato la seduta di venerdì del Consiglio europeo. I ministri dell’Ambiente Ue hanno infatti discusso un progetto di regolamento per ognuno dei due argomenti citati, al fine di tutelare la biodiversità marina e limitare l’impatto su di essa causato dall’inquinamento del trasporto marittimo oltre che dalle attività antropiche.
Limitare la diffusione di specie non originarie dei nostri bacini è la prima forma di tutela del patrimonio faunistico e della flora sottomarina. Spesso infatti l’arrivo in un ecosistema di una nuova specie causa squilibri che portano all’estinzione di una o più specie, un danno ambientale che ha ripercussioni sulla salute e sull’economia di settore. Per questo la proposta firmata comprende la prevenzione dell’introduzione intenzionale e non di specie nell’Unione Europea, l’istituzione di un sistema di allarme e di risposta rapido e la successiva gestione delle specie aliene invasive già radicate sul nostro territorio.
Al momento l’Ue conta 12mila specie alloctone in Europa e circa il 10-15% risultano invasive e quindi in aumento con la crescita degli investimenti nel settore per il contenimento dei danni.
Per quanto concerne la proposta di regolamento relativa alle emissioni del comparto marittimo il documento è stato incentrato sul monitoraggio, rendicontazione e verifica delle emissioni di CO2 del trasporto marittimo per garantire che il settore possa continuare a lavorare, ma nel rispetto degli equilibri naturali. Il sistema di rendicontazione delle emissioni proposto invita quindi alla creazione di un sistema di monitoraggio delle emissioni delle grandi navi che attraccano in porti comunitari, in modo da poter nel tempo procedere ad un sistema di riduzione delle emissioni inquinanti del comparto che tenga effettivamente conto dei numeri reali dell’inquinamento. Al momento l’impatto ambientale del settore dei trasporti marittimi influisce sul totale Ue per il 4% ma entro il 2050, qualora non venissero attuati interventi ad hoc, le emissioni potrebbero addirittura raddoppiare.