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Sostenibilità alimentare: tra i consumatori c’è ancora confusione

In occasione dell'incontro "Sostenibilità: la nuova frontiera per il settore vitivinicolo" organizzato da Viva, il centro di ricerca dell'Università Cattolica mostra come in Italia sia ancora poco chiaro il concetto di "sostenibilità alimentare", nonostante aumenti la percentuale di chi si dichiara attento al consumo responsabile di cibo

Sostenibilità alimentare
Credits: Jerzy Górecki da Pixabay

Secondo un’indagine di EngaegMinds Hub, in Italia la sostenibilità alimentare significa solo bio e km0

 

(Rinnovabili.it) – Il centro di ricerca EngageMinds Hub dell’Università Cattolica ha presentato i risultati di un’indagine sul comportamento dei consumatori rispetto alla sostenibilità alimentare.

Istituito nel 2017, il centro porta avanti delle analisi sul tema dell’engagement del cittadino/consumatore rispetto alle questioni di salute pubblica,  tra cui anche la scelta di prodotti considerati sostenibili,  attraverso un approccio multidisciplinare che coinvolge ricercatori provenienti da mondi scientifici diversi quali agraria, economia e medicina.

 

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La ricerca, presentata a Roma in occasione dell’incontro “Sostenibilità: la nuova frontiera per il settore vitivinicolo” organizzato da Viva, mostra che il 48 per cento dei consumatori italiani non acquista specifici prodotti alimentari perché considerati poco responsabili dal punto di vista della sostenibilità alimentare, ambientale e sociale. Il dato, in crescita di 13 punti percentuale rispetto al 2011, pur essendo confortante non è tuttavia del tutto positivo. Infatti, i risultati di EngageMinds Hub mostrano come, tra i consumatori, ci sia di fatto una certa confusione proprio su cosa voglia dire “sostenibilità alimentare”.

 

Secondo quanto affermato dalla professoressa Guendalina Graffigna e riportato dall’Ansa, “i consumatori tendono a fare coincidere la sostenibilità con i prodotti bio o a km0”. Questa, tuttavia, è una definizione limitante del concetto di sostenibilità alimentare, che guarda anche alla salvaguardia della biodiversità, alla tutela della salute pubblica, alla eliminazione degli sprechi alimentari, alla scelta di specifiche varietà di prodotti e al consumo delle risorse (quali, ad esempio, le risorse idriche). O, per dirla secondo la definizione FAO, va considerata sostenibile quella alimentazione che mostra un ridotto impatto ambientale e al tempo stesso è economica, accessibile e in grado di soddisfare le linee guida nutrizionali.

 

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Ad esempio, tra chi dichiara di scegliere sempre prodotti alimentari sostenibili, il 45 per cento afferma di consumare bevande alternative al latte, scelta che non ne garantisce automaticamente la sostenibilità. L’indagine mette anche in evidenza un altro elemento: i consumatori che si dichiarano più preoccupati della sostenibilità, rispetto all’uso delle tecnologie alimentari appaiono più avversi all’innovazione tecnologica rispetto al totale campione.