(Rinnovabili.it) – La California è in preda a una siccità senza precedenti, e il governatore Jerry Brown le sta tentando tutte per far uscire il suo Paese dall’emergenza. Ma nessuno si aspettava che cascasse nella trappola del fracking. Per un ambientalista dichiarato come Brown è un passo falso clamoroso: dopo aver spinto i water bond, spendendo gran parte del denaro con cui doveva finanziare la campagna elettorale, ora la NBC pubblica la notizia che il suo governo ha permesso alle compagnie petrolifere di pompare le acque reflue del fracking nelle falde sotterranee dalle parti di Bakersfield. Le sostanze chimiche che tipicamente vengono utilizzate per la fratturazione idraulica, si mescoleranno alle acque di falda che finiscono nei rubinetti dei cittadini e servono per irrigare i campi. Eppure una simile pratica dovrebbe essere fuori legge, dato che gli acquiferi sono protetti dall’EPA (Environmental Protection Agency).
«È imperdonabile – ha detto Hollin Kretzmann, del Center for Biological Diversity di San Francisco alla NBC – In un momento in cui California sta vivendo una delle peggiori siccità della storia, stiamo consentendo alle compagnie petrolifere di contaminare quelle che potrebbero essere risorse potabili e utili all’irrigazione. È possibile che queste acque siano ora contaminate irrimediabilmente».
Il California Department of Conservation prova a scaricare tutto sulla burocrazia. L’autorizzazione, spiegano, potrebbe essere il risultato di un errore procedurale.
«In più punti del processo di autorizzazione potrebbe essere stato commesso un errore – ha detto il Chief Deputy Director Jason Marshall – Sono stati rilasciati permessi ad operatori che non dovrebbero iniettare in quelle zone, ma stiamo correndo ai ripari».
Il processo di fracking consiste nell’iniettare grandi quantità d’acqua nel terreno ad alta pressione per l’estrazione di petrolio o gas naturale. Produce grandi quantità di acque reflue, che poi devono essere smaltite. Le aziende spesso le reimmettono nelle fratture sotterranee profonde da cui hanno preso il combustibile, ma a volte le scaricano in un altro acquifero, più vicino alla superficie. In una lettera inviata dallo Stato della California all’EPA si confessa che le acque reflue, provenienti da almeno nove pozzi di fracking, sono state iniettate nelle falde. I campioni prelevati presentano ora livelli di nitrati, arsenico e tallio superiori a prima.