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Smog e frane: come cambia la qualità dell’ambiente urbano

qualità dell'ambiente urbano

Rapporto Ispra “Qualità dell’ambiente urbano”: quali sono i punti deboli delle città italiane?

 

(Rinnovabili.it) – Migliora la qualità dell’aria, ma i picchi di smog non si arrestano. Diminuiscono le frane, ma le alluvioni continuano a tormentare il territorio. Pochi sforzi sul verde pubblico, diverse migliorie sullo stato chimico delle acque. È un quadro altalenante quello dipinto da “Qualità dell’Ambiente Urbano“, il rapporto ISPRA-SNPA presentato stamane a Roma. Il documento analizza l’ambiente in 120 città e 14 aree metropolitane, mettendo nero su bianco progressi e passi indietro. Come quelli riguardanti il suolo e la salute degli ecosistemi. Di fronte ad un consumo di terreno che non mostra cenni di rallentamento, i comuni italiani si ritrovano oggi non solo a dover alzare la guardia nei confronti del rischio idrogeologico ma anche a dover mettere un freno alle perdite economiche. Tra il 2016 e il 2017 le città analizzate hanno detto addio complessivamente circa 650 ettari di suolo, per una perdita di servizi ecosistemici associati del valore di 215-270 milioni di euro.

In cima alla classifica ci sono Napoli e Milano con la percentuale di suolo consumato più alta (rispettivamente 34,2% e 32,3%) anche se è Roma la città metropolitana con la perdita economica più sensibile con un valore tra i 25 e i 30 milioni di euro. La capitale ha anche un secondo brutto primato, vale a dire quello inerente i fenomeni di sprofondamento: solo negli ultimi 10 mesi del 2018 si sono aperte ben 136 voragini.

 

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Osservando da vicino i dati sul rischio idrogeologico, il rapporto “Qualità dell’ambiente urbano” opera una distinzione: nei comuni capoluoghi di Provincia, il pericolo frana è meno rilevante rispetto a quello del territorio italiano, ma la probabilità di alluvione è superiore alla media nazionale. I Comuni con più abitanti a rischio frana oggi risultano essere Napoli, Genova, Catanzaro, Chieti, Massa e Palermo.

 

Migliora complessivamente la situazione dello smog: il trend delle concentrazioni di polveri sottili (PM10 e PM2,5) e diossido di azoto (NO2) è in calo. Peccato che al 10 dicembre 2018 (stime preliminari) siano già 19 le città che hanno oltrepassato il limite giornaliero per il PM10. Brescia in testa con 87 giorni di superamenti, seguita da Torino e Lodi entrambe a 69 giorni.

 

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Resta invece scarsa anche nel 2017 l’incidenza delle aree verdi pubbliche sul territorio comunale. La maggior parte dei valori sono inferiori al 4% ( in 84 delle 116 città per cui è disponibile il dato) e la quota pubblica procapite è compresa fra i 10 e i 30 m2/ab; le tipologie di verde più diffuse sono quello attrezzato e quello storico, seguite dalle aree boschive e dal verde incolto.

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