Le vittime dello smog nei numeri raccolti dell’Agenzia Ambientale Europea
(Rinnovabili.it) – Quando si parla di smog, l’Italia vanta un bruttissimo primato: nella classifica UE-28 è il primo Paese per morti premature collegate sia agli alti livelli di Ozono che a quelli di Biossido di Azoto. A confermarlo è il nuovo rapporto sulla qualità dell’aria in Europa (testo in inglese), documento pubblicato stamane dalla Agenzia Europea dell’ambiente e in cui sono raccolti i dati 2017 delle oltre 4000 stazioni di monitoraggio diffuse nel Vecchio Continente. Il report mostra che quasi tutti i cittadini europei sono ancora esposti a livelli di inquinamento atmosferico – polveri sottili (PM), biossido di azoto (NO2) e ozono a livello del suolo (O3) – superiori ai valori guida stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Solo il particolato fine (PM 2,5) ha causato circa 412.000 morti premature in 41 paesi europei nel 2016. E circa 374.000 di questi decessi si sono verificati nei confini dell’Unione.
Una situazione complessivamente preoccupante che, non solo danneggia la salute e riduce l’aspettativa di vita, ma è anche in grado di provocare importanti perdite economiche, ad esempio, a causa di costi sanitari più elevati, rendimenti ridotti da agricoltura e silvicoltura e minore produttività del lavoro. Non si tratta di una disfatta completa: i nuovi dati dell’Agenzia confermano che normative vincolanti e misure locali stanno in realtà migliorando la qualità dell’aria ma i progressi sono ancora troppo lenti. E se scende di scala, in alcuni settori come l’agricoltura, le emissioni inquinanti risultano addirittura in aumento.
Le vittime dello smog in Italia e le inadempienze nazionali
In questo contesto, l’Italia vanta numeri pessimi in fatto di smog. Secondo l’analisi nel 2016 abbiamo avuto il valore più alto, nel Blocco, di decessi prematuri per NO2 (14.600 vittime) e O3 (3000) e il secondo per il PM2,5 (58.600 decessi), subito dopo la Germania.
Ancora è presto per fare la conta dei danni più recenti, ma dai dati 2017, risulta che l’Italia assieme a Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Polonia, Romania e Slovacchia, formi il gruppo di Paesi in cui le concentrazioni di particolato sono state più elevate. Torino contende a Parigi e Londra il primato di città europea con i valori di NO2 più alti e, tra le città più piccole, Padova si segnala per l’alta concentrazione media di PM2,5 e PM10.
Per affrontare il problema l’Ue ha preparato una legislazione ad hoc come la Direttiva nazionale sui massimali di emissione (NEC), che stabilisce obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni. Il provvedimento imponeva ai governi nazionali di presentare Piani nazionali per ridurre l’inquinamento atmosferico entro il 1 ° aprile di quest’anno, tuttavia, oltre sei mesi dopo la scadenza, ne mancano ancora dieci. Quello dell’Italia compreso.
“Dove sono i programmi nazionali per ridurre l’inquinamento atmosferico? – chiede oggi Margherita Tolotto, responsabile della politica aerea e antirumore presso l’European Environmental Bureau – La legislazione europea è lì per proteggerci dagli inquinanti nocivi, eppure un governo su tre sta ignorando i propri obblighi legali e non riesce a fornire aria pulita. Le persone in tutta Europa meritano di meglio”.
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