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I sindaci europei uniti sul cambiamento climatico

I sindaci europei uniti sul cambiamento climatico-

 

(Rinnovabili.it) – Ci sono anche le firme di Ignazio Marino, Giuliano Pisapia e Dario Nardella in calce alla dichiarazione sul cambiamento climatico redatta da 26 sindaci di tutta l’Unione Europea. La carta dei primi cittadini è stata siglata oggi a Parigi, durante l’incontro dei sindaci delle capitali europee e delle grandi città, una riunione preparatoria della COP21 di dicembre. La dichiarazione di intenti si intitola “In risposta alla sfida globale del cambiamento climatico, un impegno europeo e soluzioni locali”, presenta le azioni messe in pratica nelle metropoli e punta a sensibilizzare pubblico e istituzioni comunitarie nell’approccio di mitigazione e adattamento all’innalzamento delle temperature.

 

«Se il cambiamento climatico è globale, le soluzioni sono prima di tutto locali – esordisce il documento – Le grandi città sono il crocevia di questi due livelli, ed è per questo che sono in prima linea nella lotta contro il cambiamento climatico».

Nella lista dei firmatari anche Parigi, Vienna, Bruxelles, Atene, Londra e Madrid. Insieme, i 23 sindaci coordinano l’amministrazione di alcuni tra i nuclei urbani più estesi dell’Unione, con una capacità di investimento totale di 2 mila miliardi di euro. In queste metropoli vivono 60 milioni di persone.

«Abbiamo deciso di unire le forze e consolidare strumenti che ci porteranno verso la transizione ambientale ed energetica – dichiarano i primi cittadini – Stiamo affrontando le principali cause delle emissioni di gas serra: trasporti inquinanti, edifici vetusti e/o scarsamente isolati e approvvigionamento energetico. In parallelo, stiamo lanciando progetti ambiziosi», che cercano di rispondere alle nuove sfide dell’espansione urbana. Tra queste «l’inserimento della natura e della biodiversità nelle città, il miglioramento della raccolta differenziata nell’ottica di un’economia circolare. E poi la priorità al trasporto pubblico e l’aumento della mobilità elettrica».

 

Il livello di azione, tuttavia, non dev’essere unicamente quello locale. Ma quest’ultimo deve intrecciarsi con le decisioni europee. Ecco perché i rappresentanti delle grandi città chiedono un dialogo più stretto con le istituzioni comunitarie, spesso viste dai cittadini più come vincolanti (dal capestro del Patto di stabilità in giù) che come rispettose delle necessità dei territori. E se i cordoni della borsa li tiene Bruxelles, che almeno sia possibile «beneficiare di finanziamenti europei diretti», chiedono i sindaci.

Insieme, le metropoli europee rappresentano un mercato molto consistente degli appalti pubblici, che vale circa 10 miliardi di euro l’anno. Ma tali capacità di investimento «devono concentrarsi sui settori ‘verdi’ dell’economia, sulle industrie ‘a basso tenore di carbonio’ e sui servizi. Questa è l’iniziativa che lanciamo a Parigi: ci sforzeremo di coordinare i nostri appalti pubblici per favorire la nascita di un’offerta più ecologica. L’Europa delle città prende forma attraverso questo approccio audace e collaborativo. Infine, dobbiamo essere più coinvolti a livello mondiale. Gli sforzi che stiamo facendo, le politiche che stiamo portando avanti nelle nostre città devono contribuire all’adozione di un accordo globale sul clima».

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