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I sindacati europei: sì al patto sul clima, ma tuteliamo i lavoratori

I sindacati europei sì all’accordo sul clima ma tuteliamo i lavoratori

 

(Rinnovabili.it) – Un fondo europeo per riqualificare i lavoratori dell’industria fossile e traghettarli verso un’economia a basse emissioni di carbonio. È la richiesta dell’ETUC, la Confederazione dei sindacati europei, indirizzata alla Commissione Ue in vista della conferenza sul clima. Le associazioni di categoria, riunite a Parigi, si dicono preoccupate per la sorte di una consistente fetta di lavoratori in diverse regioni del continente dove hanno sede industrie pesanti ed inquinanti. Fanno appello alla giustizia climatica pur spingendo per un accordo vincolante alla COP 21. Se il primo potrebbero non ottenerlo a causa dell’allergia statunitense ai trattati vincolanti sul cambiamento climatico, forse riusciranno a spuntarla sulla sorte dei territori fortemente dipendenti dalle fossili.

Queste aree geografiche includono Yorkshire (Regno Unito), Nord Rhein Westfalia (Germania), Slesia (Polonia), Asturie (Spagna), Anversa (Belgio), Lulea (Svezia) e Maritza (Bulgaria).

«L’impatto della transizione energetica in queste regioni e settori – spiega l’ETUC – dovrebbe essere meglio valutato e preso in considerazione».

 

L’industria del carbone impiega 240 mila lavoratori in tutta Europa. Nella sola Polonia, 90 mila persone lavorano nel settore minerario, la maggior parte delle quali al sud, in Slesia. Questa è una delle regioni più sviluppate in Polonia, ma secondo la lobby Euracoal potrebbe vivere una forte crisi se la transizione non verrà ammortizzata adeguatamente.

«Il sostegno finanziario alle regioni e ai settori che dipendono da attività ad alta intensità di carbonio sarà essenziale per implementare una giusta transizione in Europa», si legge nel manifesto dell’ETUC per la COP 21.

Nel periodo 2014-2020, l’Unione ha promesso di investire 38 miliardi di euro dal Fondo europeo di sviluppo regionale per un passaggio il più possibile morbido ad una società low carbon. Secondo Sanjeev Kumar, fondatore della ONG Change Partnership, parte dei fondi dovrebbero essere messi a disposizione dei singoli lavoratori, ma altri se ne dovranno impiegare in investimenti per progetti di sviluppo regionale. Le regioni dovrebbero farsi avanti, identificare il problema, progettare le soluzioni ed essere responsabili di una loro efficace implementazione.

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