(Rinnovabili.it) – La produzione di cereali a livello globale è calata negli ultimi quarant’anni a causa della siccità e delle ondate di caldo. Rispetto a uno scenario ipotetico di stabilità meteorologica, gli eventi estremi hanno sempre più frequenti avrebbero causato una riduzione del 9-10% nel raccolto tra il 1964 e il 2007. Lo ha calcolato uno studio della McGill University di Montréal pubblicato su Nature. Gli esperti canadesi aggiungono la loro voce al coro che da tempo sta gridando – inascoltato – nelle orecchie dei governi che il cambiamento climatico avrà severi impatti sulla sicurezza alimentare del mondo nei prossimi decenni, considerato un aumento della popolazione da capogiro.
«Abbiamo sempre saputo che gli eventi meteorologici estremi provocano perdite di produzione vegetale – ha detto l’autore della ricerca, Navin Ramankutty, docente di sicurezza alimentare globale presso la University of British Columbia di Vancouver – Ma fino ad ora non sapevamo esattamente la quota andata persa a seguito di tali eventi, e il modo in cui varia in diverse regioni del mondo».
Lo studio si è basato sui dati relativi a 16 cereali provenienti da 177 Paesi inclusi in un database dei disastri naturali. In poco più di 40 anni, a causa della siccità, gli agricoltori hanno perso l’equivalente dell’intero raccolto di grano e mais del 2013: 1.8 miliardi di tonnellate. Le ondate di caldo, invece, hanno impattato per una quota minore, pari al raccolto 2013 del solo mais.
Le aree maggiormente colpite sono Nord America, Europa, Asia e Australia, in cui le perdite sono doppie rispetto al resto del mondo, e raggiungono il 20% rispetto a uno scenario ideale.
A sorpresa è l’Africa a riportare, per una volta, i danni minori. Perché? La risposta è nel metodo di produzione. Più gli appezzamenti sono grandi e più è praticata la monocoltura, più grande è il danno. L’agricoltura varia e di piccola scala, dominante nel continente nero e in gran parte dei Paesi in via di sviluppo, aiuta le popolazioni a superare più agevolmente i periodi di siccità.
«In gran parte del mondo in via di sviluppo – ha confermato Corey Lesk, della McGill University – i sistemi di coltivazione sono un mosaico di piccoli campi con colture diverse. Se la siccità colpisce, alcune di quelle colture subiscono danni, ma le altre possono sopravvivere».