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Siamo ancora lontani

Che fine ha fatto il catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e favorevoli, che il ministero dell’Ambiente dovrebbe aggiornare ogni anno?

Siamo ancora lontani

 

(Rinnovabili.it) – Avrei voluto davvero che quest’anno si facesse la differenza sull’ambiente: ossia che prima il Ministero dell’Ambiente aggiornasse il Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e ambientalmente favorevoli e che poi, alla luce di quei dati, si scrivesse il Def. Il vero cambiamento, infatti, si può avere solo se facciamo una finanziaria verde e quindi se iniziamo a spostare i sussidi che oggi diamo alle attività con impatti negativi sull’ambiente a favore di attività improntate alla sostenibilità.

Il ministero dell’Ambiente rispondendo a una mia interrogazione in Commissione ha dovuto confermare il ritardo su questo fronte strategico visto che solo ora si procederà al ‘rilascio’ della seconda edizione del Catalogo, ossia quella riferita al 2017 che invece avrebbe dovuto essere pubblicata nel giugno dello scorso anno. Forse ci rimetteremo in pari per la terza edizione che si spera arrivi entro questo giugno.

Nel frattempo, però, dal Mattm hanno trovato il tempo di aggiornare il loro sito con una notizia che, guarda caso, ricorda l’importante compito di predisporre e aggiornare ogni anno entro il 30 giugno il Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e ambientalmente favorevoli. La notizia riporta giustamente anche il link per scaricare il documento, peccato però si tratti dell’edizione riferita al 2016. Attendiamo con ansia ma fiduciosi gli aggiornamenti. Anche perché si tratta di un tesoretto di oltre 16 miliardi, che Legambiente stima sia lievitato a oltre 18 considerando solo i sussidi diretti e indiretti alle fonti fossili. Ma oltre all’energia nel catalogo si trovano anche le voci: agricoltura, trasporti,  IVA agevolata e altri sussidi, come quelli per l’edilizia o per la bonifica da amianto.

Un aggiornamento dei dati sarebbe fondamentale per visualizzare e quantificare cosa bisogna eliminare e cosa invece si deve incentivare. Sarebbe stato utilissimo averlo prima del Def. Soltanto così il Documento di economia e finanza avrebbe potuto guardare allo sviluppo sostenibile e, tenendo conto di quegli elementi, mettere a punto una strategia seria per il Paese, nel rispetto della crescita e dell’ambiente. Invece il combinato disposto del ritardo e delle divisioni del governo giallo bruno è un Def debolissimo sull’ambiente.

Per parafrasare il discorso tenuto dalla giovane attivista svedese Greta Thunberg in Senato, togliere agevolazioni e sussidi alle fonti fossili è insieme la cosa più facile e quella più difficile da fare: facile perché sappiamo chi e cosa inquina, difficile perché si toccano interessi e poteri enormi. Ma in ballo c’è il futuro del Pianeta e quello dei nostri figli. Una posta troppo alta che richiede di intervenire. Subito.

Il Paese si aspetta uno sforzo maggiore per il clima e partire dalla graduale eliminazione dei sussidi dannosi e dal trasferimento di queste risorse verso attività virtuose sarebbe un modo tecnico e molto concreto per procedere. Invito quindi il Ministero dell’Ambiente a tirare fuori il prima possibile questi dati. Perché oltre a parlare, per difendere il clima servono azioni concrete. Come spostare fondi a favore di un modello di sviluppo sostenibile.

 

di Rossella Muroni – Ecologista e deputata di LeU