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Shell ottiene il via libera per le trivellazioni in Artico

Shell ottiene il via libera per le trivellazioni in Artico-

 

(Rinnovabili.it) – Obama dà il via libera alle trivellazioni in Artico, e dopo tanto contendere la Shell vince un’altra battaglia. L’amministrazione ha dato ieri un riconoscimento condizionato che consente al colosso energetico di iniziare l’estrazione di petrolio e gas nel Mar Glaciale Artico questa estate.

L’industria ha cercato per anni di ottenere le concessioni per trivellare nelle acque remote dei mari di Beaufort e di Chukchi, al largo dell’Alaska, i cui fondali sarebbero ricchi di idrocarburi. La logistica è un problema superato: il porto di Seattle ha accettato un contratto di locazione con Shell che permette al gigante petrolchimico di portare i suoi impianti di perforazione Mare Glaciale Artico sul lungomare della città.

 

Il via libera arriva appena quattro mesi dopo che l’amministrazione Obama ha aperto una parte della costa atlantica a nuove trivellazioni in mare aperto. La decisione di ieri del Dipartimento degli Interni è quindi un altro gancio al mento degli ambientalisti, che da sempre pressano la Casa Bianca per far sì che respinga le proposte di perforazione offshore nell’Artico. Un incidente in quelle acque ghiacciate potrebbe avere conseguenze ben più devastanti rispetto alla micidiale fuoriuscita di greggio del 2010 nel Golfo del Messico.

«Ancora una volta, il nostro governo si è affrettato ad approvare piani di esplorazione rischiosi e mal concepiti in uno dei luoghi più remoti e importanti sulla Terra – ha detto Susan Murray, vice presidente del gruppo ambientalista Oceana – Shell non ha dimostrato di essere pronta ad operare responsabilmente nel Mar Glaciale Artico, e né la società né il governo si sono resi disponibili a valutare pienamente ed equamente i rischi della proposta».

 

L’amministrazione Obama inizialmente aveva concesso Shell il permesso per iniziare la perforazione in Artico nell’estate del 2012. Tuttavia, le prime esplorazioni della società sono incappate in numerosi problemi di sicurezza e malfunzionamenti. Due dei suoi impianti di trivellazione si sono arenati ed hanno dovuto essere rimorchiati. Nel 2013, il Dipartimento dell’Interno ha detto che la società non avrebbe potuto riprendere la perforazione fino a quando avrebbe risolto tutte le questioni di sicurezza.

Ora sembra che le nuove proposte del gigante petrolifero abbiano convinto il presidente, che ha dato il benestare al ritorno in mare delle piattaforme. Fino al prossimo incidente.

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