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Shell non ha ripulito il delta del Niger dall’inquinamento

La regione è devastata dalle fuoriuscite di petrolio, ma Shell non ha mai rispettato gli obblighi di legge che le imponevano di fermare l’inquinamento

Shell non ha ripulito il delta del Niger da inquinamento

 

(Rinnovabili.it) – Shell non ha rispettato gli obblighi di legge e ha proseguito il devastante inquinamento provocato dalle trivelle nella regione del delta del Niger. L’accusa di non aver interrotto le fuoriuscite di petrolio in quattro zone individuate dall’ONU viene direttamente da Amnesty International, in un rapporto di 38 pagine uscito stamattina.

Gli idrocarburi trafilano da condutture corrose e furti di greggio, alimentando un fenomeno che affligge questa zona da più di vent’anni. Il delta del Niger detiene grandi ricchezze in termini di petrolio e gas, ma altrettante sul fronte della biodiversità.

Amnesty ha tratto i suoi dati da ricerche condotte nelle aree di Boobanabe, Bomu Manifold, Barabeedom e in alcune zone della regione di Ogoniland, tra luglio e settembre. I ricercatori hanno detto di aver trovato le superfici allagate da una patina oleosa, «tratti di suolo annerito dal petrolio in diverse località» e, in alcuni casi, «diffusione dell’inquinamento a terreni e corsi d’acqua limitrofi».

 

Shell non ha ripulito il delta del Niger dall'inquinamentoGià nel 2010, gli ispettori UNEP avevano detto che «niente sembra essere stato fatto in merito all’inquinamento». Amnesty sostiene che, in alcuni casi, i contractors di Shell ammettono di seppellire semplicemente le pozze di petrolio venutesi a creare. L’organizzazione per i diritti umani ha chiesto alla multinazionale di cambiare approccio rispetto al modo in cui “ripristina” lo stato dei luoghi dopo averli trivellati, e ha esortato il governo a pubblicare informazioni dettagliate relative a tali operazioni. Bamidele Odugbesan, portavoce del braccio nigeriano dell’azienda, la Shell Petroleum Development Company (SPDC), ha detto che è difficile rispondere alle accuse senza aver visto il rapporto: «SPDC si impegna a ripulire tutte le fuoriuscite dai suoi impianti, a prescindere dalla causa. Lo stesso avviene nell’Ogoniland, nonostante il fatto che in quella zona abbiamo cessato la produzione di petrolio e gas nel 1993», ha dichiarato.

 

Negli ultimi anni, Shell ha cercato di abbandonare i progetti di sfruttamento onshore in Nigeria, a causa dei numerosi furti, problemi di sicurezza e sversamenti che sul fronte legale hanno assunto un peso economico crescente. Nel mese di settembre, la compagnia ha annunciato che i suoi futuri investimenti nigeriani si concentreranno sul gas naturale per il consumo interno e l’esportazione.

L’inquinamento da petrolio e le favole raccontate dal gruppo sul conseguente sviluppo dell’area e delle comunità hanno innescato, in passato, una rivolta da parte di bande locali che hanno cominciato a prendere di mira gli impianti petroliferi.