(Rinnovabili.it) – Stop alle trivellazioni nell’Artico per tutto il 2013: è quanto dichiarato dalla Royal Dutch Shell in un comunicato del 27 febbraio. La moratoria di un anno si riferisce in particolare ai piani di estrazione petrolifera offshore nei mari di Beaufort in Alaska e nel Mar Chukchi.
“Abbiamo fatto progressi in Alaska, ma si tratta di un programma a lungo termine che stiamo perseguendo in modo sicuro e misurato”, ha annunciato Marvin Odum, direttore, Upstream Americas della Shell. “La decisione di interrompere le attività nel 2013 ci darà tempo per garantire la disponibilità delle nostre attrezzature e la preparazione delle persone”.
Greenpeace ha accolto con favore la notizia. Dal 2012 l’associazione ambientalista è, infatti, impegnata nella campagna “Save the Arctic”, finalizzata alla creazione di un Santuario globale, libero da perforazioni petrolifere e pesca industriale. Phil Radford, direttore esecutivo di Greenpeace USA ha dichiarato: “Questa è la prima cosa giusta fatta da Shell in Alaska: farla finita. La Shell doveva essere il meglio del meglio, ma la lunga lista di incidenti e quasi-disastri è una chiara indicazione che anche le migliori aziende non possono avere successo nella trivellazione dell’Artico”.
E tra i disastri sfiorati c’è anche quello che ha coinvolto, il primo gennaio scorso, la piattaforma per trivellazioni “Kulluk” arenatasi davanti al Parco Nazionale Kodiak con tutti i suoi 530 mila litri di gasolio e 45 mila litri di oli lubrificanti. L’incidente, risoltosi senza nessun danno collaterale, è solo l’ultimo esempio di un lunga lista di “minacce ambientali” al delicato ecosistema artico.
Commenti positivi anche da parte di Sierra Club, la più grande associazione ambientalista degli Stati Uniti. “Si ritirano dall’Artico con la coda fra le gambe”, ha dichiarato il direttore esecutivo Michael Brune. “L’amministrazione Obama dovrebbe dichiarare l’area off-limits per le pericolose trivellazioni, annullare i permessi a Shell e mettere immediatamente fine alle vendite delle licenze, prima che ci si trovi di fronte ad un disastro ancora più grande”.