Rinnovabili

Shell accusata di trarre profitto dall’apartheid

Shell accusata di trarre profitto dall'apartheid(Rinnovabili.it) – Un affitto annuale di soli 16 euro: una cifra irrisoria, soprattutto se si pensa che a pagarla è Shell, una delle compagnie petrolifere più potenti del mondo. Il canone in questione si riferisce a due stazioni di rifornimento situate nella poverissima provincia dello KwaZulu-Natal nel Sudafrica. A denunciare l’ingiustizia un gruppo di attivisti locali, i quali sottolineano come il tema della proprietà terriera sia particolarmente acceso nella comunità.

La controversia, infatti, va inserita all’interno del contesto di povertà diffusa della provincia e dell’imminente centenario del “Natives Land Act” emanato nel 1913, pietra miliare dell’apartheid,  che ha causato la spoliazione sistematica della terra dei sudafricani neri. Tutt’oggi gli abitanti attendono speranzosi la restituzione del terreno su cui vivono da parte del demanio pubblico.

E proprio nel periodo dell’apartheid Shell ha ottenuto il permesso di occupazione. Il colosso petrolifero, tramite il suo portavoce Jackie Maitland, nega con forza la correttezza della cifra che le viene attribuita, affermando di aver in realtà accettato di pagare, all’atto della firma del contratto, una somma pari a due milioni di sterline entro il 2000.

Il caso è all’esame della Commissione di controllo parlamentare del Sudafrica per lo sviluppo rurale e la riforma agraria. Stone Sizani, il suo presidente, ha dichiarato: “È una grande ingiustizia di Shell nei confronti della comunità. La compagnia petrolifera sta guadagnando enormi somme di denaro dalle stazioni di rifornimento e ciò che paga è l’equivalente di un pezzo di terra di una famiglia indigente”. “Nessuno sa spiegare come Shell abbia ottenuto la terra – ha aggiunto – ed anche se sia accaduto durante l’apartheid, la compagnia dovrebbe davvero vergognarsi”.

 

 

Exit mobile version