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Settore tessile, in Europa consuma 100 m3 d’acqua a persona

Preoccupa l’impatto ambientale di abbigliamento, calzature e tessili per la casa nel Vecchio Continente. L’EEA avverte: serve un cambiamento su larga scala verso l'economia circolare

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Credit: Michal Jarmoluk per Pixnio

Settore tessile: i numeri non sono incoraggianti, ma nuove politiche europee e modelli di business incentrati sulla Circular Economy potrebbero ribaltare la situazione

 

(Rinnovabili.it) – Quanto pesa il settore tessile europeo sull’ambiente? Molto, anzi troppo. A confermarlo è oggi il briefing “Textiles in Europe’s circular economy”, documento che fornisce l’impronta ambientale e  climatica del comparto, individuandone fonti di preoccupazione ed possibili soluzioni. 

La valutazione, basata su un rapporto tecnico più ampio dell’European Topic Centre dell’EEA (European Environment Agency), fa le pulci a prodotti di abbigliamento, calzature ed accessori per la casa e rivela: il settore tessile in Europa richiede ogni anno circa 1,3 tonnellate di materie prime ed oltre 100 metri cubi di acqua a persona. Un peso non indifferente se si considera che in Europa vivono oltre 740 milioni di persone. Non solo: secondo il rapporto, l’intero settore risulterebbe ad oggi responsabile di circa 654 kg di emissioni di CO2 equivalenti pro capite. Numeri che fanno del settore tessile la quinta fonte di anidride carbonica antropica legata al consumo privato, la quarta categoria – dopo cibo, edilizia e trasporti – più elevata per consumi nell’intera Unione Europea e la seconda – dopo il comparto alimentare – per consumo di suolo.

 

Il briefing ha dedicato un capitolo anche all’impatto inquinante della produzione tessile sulle acque a monte, facendo in questo caso riferimento alle sostanze chimiche utilizzate per i trattamenti e le colorazioni, e a valle, considerando le microfibre in plastica rilasciate durante i processi di lavaggio. 

 

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I dati, secondo l’Agenzia Ambientale Europea, evidenziano la necessità di un cambiamento su larga scala verso l’economia circolare nella produzione e nel consumo di prodotti tessili; cambiamento indispensabile per ridurre le emissioni di gas a effetto serra, l’uso delle risorse e, in generale, le pressioni ambientali dell’intero settore. 

Le attuali politiche dell’UE  impongono agli Stati membri di raccogliere i rifiuti in tessuto separatamente entro il 2025 garantendo che non vengano inceneriti o messi in discarica. Obiettivi che possono essere raggiunti attraverso modelli di business circolari nel settore tessile – come il leasing, la condivisione, il ritiro e la rivendita – e con il supporto di politiche riguardanti materiali e progettazione, produzione e distribuzione, uso e riutilizzo, raccolta e riciclaggio. Ciò può includere misure come nuove norme di ecodesign e standard di durabilità o appalti pubblici ecologici e responsabilità estesa del produttore.

 

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