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Natura degradata, rischio alto per 1/3 del valore aggiunto dell’economia UE

Servizi ecosistemici: cruciali per il 36% del valore aggiunto UE
via depositphotos.com

Tra il 19 e il 36% del valore aggiunto lordo dell’UE dipende in modo critico dai servizi ecosistemici. Al degrado della natura sono direttamente esposti settori chiave dell’economia del continente, come l’agricoltura, l’energia e il turismo. Ma l’intera economia ne subisce gli effetti indiretti, attraverso le catene di approvvigionamento.

Il valore aggiunto lordo (gross value added, GVA) è una misura economica che indica quanto valore un’azienda, un settore o – come in questo caso – un intero paese o area economica riesce a creare attraverso la produzione di beni e servizi. Lo ha calcolato uno studio del Joint Research Centre (JRC), il centro di ricerca in-house della Commissione Europea.

Servizi ecosistemici, i settori UE più esposti

Il rapporto mira a replicare uno studio analogo, del 2020, pubblicato dal World Economic Forum. E per farlo combina due strumenti complementari: il framework ENCORE (Exploring Natural Capital Opportunities, Risks and Exposure) per la mappatura qualitativa delle dipendenze settoriali, e il modello input-output EXIOBASE per quantificare gli impatti diretti e indiretti.

Tra agricoltura e silvicoltura, senza sorprese, il settore primario mostra la maggiore esposizione. Ottiene punteggi di materialità “molto alta” (cioè 5) per 12-15 servizi ecosistemici. Particolarmente critica appare la coltivazione del grano: che dipende in misura massiccia da fertilità del suolo (5), impollinazione (4), controllo biologico dei parassiti (4), regolazione del clima locale (5).

Il capitolo relativo al settore energetico è invece decisamente più variegato. La dipendenza dai servizi ecosistemici rivela differenze marcate tra le fonti energetiche. Nel dettaglio:

Pur avendo rating diretti modesti, costruzioni e trasporti ereditano rischi attraverso la catena di fornitura. Il cemento dipende indirettamente da approvvigionamento di minerali (dipendenza diretta del settore estrattivo), servizi di regolazione climatica per mitigare i rischi operativi, e qualità dell’aria nelle aree produttive.

Sul versante turismo e servizi culturali, il settore alberghiero emerge come caso paradigmatico, con punteggi elevati di dipendenza per attrattiva paesaggistica (5), opportunità ricreative (5) e servizi educativi legati alla biodiversità (5).

Lo studio del JRC stima che il 22% del valore aggiunto lordo nel turismo UE sia direttamente collegato a ecosistemi intatti, percentuale che sale al 41% considerando le filiere indirette.

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