(Rinnovabili.it) – Permettere ad un terreno agricolo, che è stato strappato al mare, di tornare indietro al suo stato di palude salmastra potrebbe fornire una nuova arma alle pratiche di sequestro del carbonio. A scoprirlo, un team di scienziati britannici dell’Università di Bangor che ha recente pubblicato sulla rivista “Coastal and Estuarine Science” i risultati di un nuovo studio. I ricercatori hanno esaminato uno dei più antichi luoghi del Regno Unito, l’area di Tollesbury, nell’Essex. Originariamente la zona era una palude salmastra, bonificata nel tardo 18° secolo per dar spazio all’agricoltura e nuovamente abbandonata a sé stessa nel 1995. Da allora è tornata al suo stato naturale attraverso un processo molto lento.
“La gente vuole risultati veloci, ma queste cose richiedono tempo”, spiega Annette Burden, biogeochimica e autrice principale dello studio. Calcolando lo scambio di carbonio dell’area è emerso che quasi subito la palude aveva iniziato a ri-assorbire 0,92 tonnellate per ettaro l’anno, una velocità pressoché identica a quella pre-bonifica. Ma anche dopo 15 anni il suo contenuto di carbonio totale continua a risultare fortemente inferiore e il suo funzionamento biologica (quindi flora e fauna) risulta ancora molto diverso da quello del 1700. “Probabilmente ci vorrà almeno un secolo perché torni com’era prima – concludo gli autori – ma dal punto di vista del carbonio gli effetti positivi sono iniziati quasi subito”.