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Da SDSN Med, 5 soluzioni per un’agricoltura sostenibile

Da SDSN Med, 5 soluzioni per un'agricoltura sostenibile

 

(Rinnovabili.it) – Cinque soluzioni per un’agricoltura sostenibile, cinque progetti di ricerca, selezionati all’interno di vasto bacino di idee innovative, dedicati miglioramento della produzione agricola all’interno dell’area mediterranea. Questo uno dei risultati Solutions for agri-food sustainability in the Mediterranean”, la conferenza intenzionale organizzata dall’Università di Siena all’interno della rete per il Mediterraneo Sustainable Development Solutions Network (SDSN Med). La due giorni di incontri d’alto livello ha riunito allo stesso tavolo oltre 350 persone tra ricercatori, policymaker e rappresentanti istituzionali da Europa, Nord Africa e Medio Oriente con un obiettivo preciso: segnare la strada della sostenibilità in agricoltura. Il tema risulta quanto mai di primo piano, non solo perché in linea con quello che dovrebbe essere il leit-motiv di Expo 2015, ma anche perché l’area mediterranea sta affrontando, già oggi, diverse sfide sul fronte della produzione agricola. Basti pensare che nel bacino, nonostante l’agricoltura occupi il 40% del terreno arabile, gran parte delle terre sono minacciate da una poco efficiente distribuzione idrica e dal fenomeno della salinizzazione. A ciò si deve sommare l’aumento dell’urbanizzazione (in Italia l’urbanizzazione erode 70 ettari di suolo agricolo al giorno) e i fenomeni climatici estremi che, oltre ai danni diretti, stanno rendendo le colture più vulnerabili a parassiti e funghi. Gestire dunque le risorse a disposizione in maniera ecologia e sostenibile, è una scelta quasi obbligata.

 

Da SDSN Med, 5 soluzioni per un'agricoltura sostenibile

 

 

D’altro canto delle soluzione pratiche esistono, e sono realizzabili e per giunta anche già finanziate. Sono le cinque “solutions” presentate all’Università di Siena a conclusione delle due giornate di convegno. Selezionati nelle settimane scorse, a seguito di un bando, i progetti di ricerca hanno in comune lo scopo, ovvero permettere uno sviluppo delle comunità locali sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico, creando posti di lavoro in settori chiave dell’economia dell’area mediterranea, il miglioramento delle condizioni di vita e la stabilizzazione politica e sociale dei Paesi oggi al centro di una forte crisi.

 

“L’Università e la ricerca – ha commentato il rettore dell’Università di Siena, Angelo Riccaboni – hanno una missione specifica, che è quella di promuovere conoscenza e innovazione per migliorare le condizioni di vita delle persone e favorire il progresso delle società. La crisi e le tensioni sociali nel Mediterraneo potranno essere risolte solo se si realizzerà uno sviluppo sostenibile diffuso, che terrà conto dell’ambiente, delle risorse, delle culture delle singole regioni. L’agrifood rappresenta in tutto il bacino, a nord e a sud, un settore fondamentale, che attraverso soluzioni concrete offerte dalla ricerca potrebbe esprimere un enorme e positivo potenziale, in grado di dare un importante contributo per affrontare le questioni che si stanno manifestando con drammaticità in questi ultimissimi anni”.

Nel dettaglio le soluzioni- elaborate da Fabio Fava dell’Università di Bologna, Gianni Gilioli dell’Università di Brescia e Valentina Giannini, del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici di Venezia –  riguardano: la trasformazione dei sottoprodotti della lavorazione della frutta e dei cereali, e gli scarti agro industriali di molti prodotti agricoli mediterranei, in  ingredienti alimentari ad alto valore aggiunto, attraverso procedimenti sostenibili dal punto di vista ambientale ed economico; piattaforme tecnologiche che aiutano a prevedere e controllare la presenza di parassiti delle piante, anche in base a modelli meteorologici, con una riduzione ed una maggiore efficienza dei disinfestanti;  sistemi tecnologici di supporto alle decisioni per praticare, in modo efficace, un’agricoltura non intensiva e distruttiva del suolo, che sappia adattarsi anche ai cambiamenti climatici in corso e alle condizioni ambientali delle regioni della sponda Sud del Mediterraneo. Un’ulteriore proposta, nella categoria riservata ai giovani ricercatori, è stata presentata dallo studente di dottorato Tommaso Campani, del dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell’ambiente dell’Università di Siena, e riguarda metodi innovativi di riciclo dei sottoprodotti della produzione olearia, come la sansa, abbattendone la tossicità, e permettendo il loro riutilizzo come fertilizzanti nel settore agricolo e vivaistico. Questa tecnica innovativa consente una riduzione dei costi di filiera e una riduzione nell’utilizzo di fertilizzanti chimici, fornendo fertilizzanti per il suolo a km0.

 

In conclusione  della conferenza all’Università di Siena è stata  sottoscritta la “Siena Declaration, un documento condiviso da tutti i partecipanti, sintesi dei principi dello sviluppo sostenibile. La dichiarazione rintraccia come pilastri di questo sviluppo la cooperazione tra i paesi, la ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica e il coinvolgimento del mondo produttivo. Alle Università, ai ricercatori e anche agli studenti il compito di portarli avanti e realizzarli.

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