La Sogin ha in mente gli “indirizzi” possibili per la discarica delle scorie nucleari. Ma a pochi mesi dalle amministrative, il governo preferisce glissare
(Rinnovabili.it) – Per il Deposito nazionale delle scorie nucleari la Sogin ha in mente 100 possibili siti sul territorio nazionale. Lo ha detto il presidente della società, Giuseppe Zollino, durante il convegno di ieri alla Camera dei deputati sul tema del nucleare.
La pubblicazione della carta delle aree potenzialmente idonee ad ospitare la discarica permanente dei rifiuti radioattivi doveva essere resa pubblica già l’estate scorsa. Ma il governo la tiene chiusa in un cassetto: dopo aver avallato la costruzione si 6 inceneritori, tentato di sabotare il referendum sulle trivelle e con le amministrative di giugno alle porte, aprire anche il capitolo dell’atomo sarebbe un suicidio politico.
Una volta diffusa la mappa stilata dall’ISPRA la scorsa primavera, infatti, l’Italia intera diverrà una polveriera di proteste. È presumibile che quasi nessun Comune voglia avere a che fare con un elettorato inferocito dalla possibile presenza di una cava di rifiuti atomici vicino al centro abitato. Si annuncia un lungo periodo di negoziati, che inizierà ufficialmente con la pubblicazione della carta.
«In caso di fallimento della trattativa – spiega il numero uno di Sogin – è previsto dal procedimento che si prendano in considerazione le aree più idonee. Ma è una soluzione da scongiurare, perché è molto meglio una negoziazione che un decreto della presidenza della Repubblica». La soluzione verticista, infatti, avrebbe come probabile conseguenza una radicalizzazione dello scontro tra territori e governo. Uno scontro che, a pochi mesi dalle elezioni, nessuno nel Pd ha intenzione di affrontare.
«Avere un deposito nazionale significa avere Paese civilmente evoluto», sostiene Zollino, che la ritiene «una struttura intrinsecamente sicura, niente di trascendentale, una infrastruttura statica dove non c’è nessun processo attivo». Per Sogin sarebbe «un’opzione preferibile» ai depositi regionali che oggi, soprattutto in Piemonte, rappresentano motivo di frizione politica da molti anni.
Tuttavia, inizia a girare la voce che invece di uno, i siti potrebbero essere due: il Deposito dovrebbe ospitare circa 30 mila metri cubi di rifiuti, stima la Sogin.
Per il trasporto serviranno anni, ma per il 2045-2050 dovrebbe essere pieno, accogliendo le scorie prodotte in Italia dal ciclo elettronucleare, quello ospedaliero e industriale. «Poi, probabilmente, dovrà essere ampliato o dovrà esserne costruito un altro».