(Rinnovabili.it) – A fine agosto non sarà deciso il sito che ospiterà il Deposito nazionale delle scorie nucleari, ma inizierà soltanto la fase di consultazione pubblica. Lo dice una nota congiunta dei ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente. La comunicazione arriva a stretto giro dopo che ieri l’ISPRA ha consegnato loro la proposta di Carta delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI) ad ospitare il deposito. L’ha redatta la Sogin, la società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi.
Il nostro Paese ha l’obbligo di dar vita ad un sito di stoccaggio permanente delle scorie, sancito dalla Direttiva europea 2011/70 Euratom, che impone ad ogni Stato membro la realizzazione di un punto di stoccaggio in grado di ospitare in sicurezza il combustibile nucleare esaurito e i rifiuti radioattivi, anche derivanti dagli impieghi medicali, di ricerca e industriali. Sono 23 i siti italiani che attualmente ospitano questa “spazzatura atomica” (guarda la mappa).
«Il percorso che deve portare all’individuazione dell’area è molto più articolato, ma allo stesso tempo aperto e trasparente», hanno dichiarato i titolari dei rispettivi dicasteri, Gian Luca Galletti e Federica Guidi. In realtà, secondo i senatori del M5S Gianni Girotto, Gianluca Castaldi e Vito Petrocelli, è tutto il contrario: «Fino a quando – attaccano i tre – il governo ignorerà l’urgenza di istituire l’Autorità di controllo sul nucleare (ISIN)? Il nome di Antonio Agostini proposto dal governo va ritirato subito perché è incompatibile con l’incarico: incompetente, indagato e ora accusato di abuso d’ufficio e turbativa d’asta. La gestione del nucleare è senza timone nel momento più delicato. La stessa Ispra lamenta una carenza di personale competente. Molti, infatti, sono andati in pensione e ogni ipotesi di turn over è impensabile proprio perché si attende la costituzione di Isin».
Per ora, tuttavia, il programma del governo non cambia. A fine agosto i ministeri daranno il nulla osta alla pubblicazione della CNAPI, e poi comincerà una consultazione pubblica di 4 mesi. Si prevede di coinvolgere «Regioni ed enti locali interessati, cittadini e comunità scientifica», al fine di «individuare alcune aree concretamente idonee ad ospitare il deposito unico nazionale». Alla fine di questa consultazione verrà indetta una conferenza nazionale, durante la quale si analizzeranno le eventuali disponibilità dei Comuni ad ospitare il deposito. In caso di fallimento del processo di consultazione, il piano B del governo prevede la nomina di un comitato interministeriale che sceglierà il sito.
A settembre, dunque, si attendono i fuochi d’artificio. Per ora, infatti, le comunità che hanno avuto sentore di un possibile arrivo della patata bollente, si sono chiuse a riccio. È il caso della Sardegna: dopo voci di corridoio che la additavano come potenziale destinataria delle scorie nucleari italiane, la Regione è insorta, sia a livello popolare che, giocoforza, a livello politico. Gli isolani non sono d’accordo: sull’isola incombe già lo spettro di un inceneritore e delle trivellazioni, senza contare gli orrori dovuti allo smaltimento illecito di rifiuti militari nella ex base di Quirra.