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Diritto al futuro: 1mln di studenti italiani in piazza a fianco di Greta Thunberg

Il racconto della manifestazione a Roma, dove 30 mila studenti hanno scioperato da scuola e si sono uniti alla mobilitazione mondiale Global Climate Strike for Future

sciopero clima studenti romaRagazzi e ragazze, studenti giovanissimi ma con le idee chiare: “Agire subito sotto la guida della comunità scientifica”

 

(Rinnovabili.it) – Sembra una festa: in via dei Fori imperiali, a Roma, ci sono 30 mila ragazzi e ragazze, tutti studenti giovanissimi. Cantano, sorridono, hanno i volti dipinti di verde, sollevano cartelli colorati con slogan scritti in italiano, inglese, francese, spagnolo. Sembra una festa e invece è una manifestazione per chiedere ai potenti del mondo azioni concrete contro il cambiamento climatico: “Dobbiamo essere felici di protestare tutti insieme, siamo tantissimi – ci racconta Eleonora, 14 anni, del Liceo Giulio Cesare – Ho visto cartelli scritti in tutte le lingue, partecipano moltissimi Stati di tutto il mondo. E’ una cosa che dobbiamo fare tutti insieme perché altrimenti questo mondo andrà a rotoli, per dirla in maniera schietta”.

 

Roma è una delle oltre 180 città italiane dove nella mattinata del 15 marzo gli studenti delle scuole superiori hanno scioperato da scuola e sono scesi in piazza per rivendicare il loro diritto al futuro: a Milano gli organizzatori parlano di quasi 100 mila persone nelle strade, a Torino siamo intorno alle 12 mila, 10 mila a Firenze, 3 mila a Bologna e Bergamo. In tutto, le prime stime parlano di 1 milione di studenti italiani.

 

La manifestazione di stamattina, la Global Climate Strike for Future, ha coinvolto giovani di tutto il mondo, con 123 Paesi aderenti e milioni di ragazzi uniti sotto la guida carismatica di Greta Thunberg, la sedicenne che lo scorso novembre ha iniziato uno sciopero solitario il primo venerdì di scuola sotto le porte del Parlamento svedese e che oggi si ritrova candidata al premio Nobel per la Pace.

“Tutti noi pensiamo all’ambiente, ma lei ha avuto la forza di portare avanti le sue ragioni e i suoi ideali. Oggi tutto il mondo scende in  piazza grazie al suo coraggio”, ci spiega Sofia, 17 anni, dal Liceo Lucrezio Caro mentre la piazza canta unita lo slogan “Insieme a Greta salviamo il Pianeta”.

 

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Una marcia pacifica e colorata, ma anche travolgente: il direttore di Rinnovabili.it, Mauro Spagnolo, sceso in strada a fianco dei ragazzi, racconta il momento alle nostre telecamere: “Qualcosa nel mondo sta cambiando”, comincia, ma poi anche la sua voce viene sovrastata dai cori della marea festante alle sue spalle.

 

Dal palco improvvisato di fianco l’Altare della Patria si alternano gli organizzatori della manifestazione: “Il nostro futuro è in pericolo, quello di ognuno di noi lo è e tocca a noi ragazzi agire: siamo l’ultima generazione che può ancora fare qualcosa e la prima che si accorgerà dei cambiamenti climatici – arringa la folla Luca Franceschetti, 20 anni, tra gli organizzatori della marcia – Impegniamoci tutti quanti. La politica deve agire con fermezza e concretezza per contrastare i cambiamenti climatici: bisogna agire. Ci rimangono 11 anni e sono veramente pochi. Da oggi, da domani continuiamo a farci sentire”.

 

Bisogna agire, c’è poco tempo: lo ricordano in molti. Ma la fretta non fa perdere l’orientamento: dal palco, ogni intervento fa riferimento all’IPCC, l’Intergovernmental Panel on Climate Change voluto dall’ONU che riunisce alcune delle voci scientifiche più autorevoli in materia di clima e ambiente. Seguire gli scienziati, invece della politica, proprio come la stessa Greta Thunberg aveva detto recentemente al Commissario Europeo Jean Claude Junker, in un ormai celebre intervento a Bruxelles.

 

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Come esponente rappresentativo della precedente generazione prende la parola Mario Tozzi, geologo e conduttore televisivo da sempre impegnato nei temi di divulgazione scientifica: “Sono qui per chiedere scusa a nome della mia generazione – comincia – Chiedo scusa a nome di tutti coloro che hanno scelto di ignorare il problema pur conoscendolo. Abbiamo fatto finta di niente come se non ci riguardasse”. Una lunga lista di scuse a nome di politici, scienziati negazionisti, Presidenti di nazioni e un monito per allargare la nostra percezione del problema: “Chiedo scusa a tutti coloro che non perdono solo il benessere, come succede a noi, nella parte ricca del mondo: chi sta nella parte povera del mondo perde la casa in cui è nato, il luogo in cui vivere”.

 

 

E l’impressione della manifestazione di stamattina, animata da migliaia di ragazzi, ma anche da docenti, genitori, bambini (tantissimi) e anziani, è proprio quella che tutti abbiamo un ruolo nel cambiamento:Dobbiamo far capire a tutti quello che sta succedendo: ai politici come ai nostri genitori, agli anziani come ai ragazzi che oggi hanno preferito rimanere a scuola invece di venire in piazza – ci spiega Giulia, 14 anni – Forse la nostra generazione ha una marcia in più rispetto alle precedenti perché non ci siamo rassegnati, o forse siamo solo più testardi. Dobbiamo lavorare sulla sensibilità che ognuno di noi ha di questo problema – continua Giulia – I nostri professori non ne hanno parlato. In altre scuole invece hanno spinto i ragazzi a manifestare. Da noi sono stati i rappresentanti a promuovere lo sciopero pubblicando articoli informativi sul giornale scolastico: hanno fatto partire il nostro corteo da scuola per poi passare davanti ad altri istituti, l’Orazio, l’Archimede, il Pacinotti e il Giordano Bruno, e arrivare tutti insieme qui”.

 

Parola d’ordine “partecipazione”, quindi, come ci spiega Marco, studente universitario e membro del WWF Young:Dobbiamo riprenderci il futuro per il bene delle prossime generazioni ma anche per il nostro presente. E’ arrivato il momento per i grandi del Pianeta di tenere fede agli impegni presi e cominciare da oggi con azioni concrete – afferma sorridente – Penso ci sia stata una sorta di grande inerzia sia da parte dei Governi che dell’opinione pubblica: nessuno si è voluto rendere conto di quello che stava succedendo. Ora però, non abbiamo più tempo: dobbiamo agire prima che la festa finisca”.