I giovani di oltre 130 Paesi scendono in piazza per lo sciopero climatico globale
(Rinnovabili.it) – Lo sciopero climatico globale è iniziato ed è destinato a passare la storia: da questa mattina fino al 27 settembre milioni di persone scenderanno in piazza in quella che già oggi molti definiscono la più grande azione di massa contro la crisi del clima. Ma per capire come si è arrivati fin qui, è necessario fare qualche passo indietro.
Tutto è cominciato nel 2018 con Greta Thunberg che, a soli 16 anni, ha protestato per tre settimane davanti al Parlamento svedese chiedendo al proprio Governo di prendere sul serio il problema delle emissioni. Una protesta tenace che dalla Svezia si è spostata sul palco della COP 24 sui cambiamenti climatici, in Polonia, e poi nelle stanze del Forum Economico di Davos, in Svizzera. La costanza di Greta, che ha continuato a scioperare ogni venerdì, si è trasformata velocemente in un movimento studentesco, il Fridays for future, ispirando ragazzi di tutto il mondo. E le manifestazioni locali sono divenute in breve globali: al grido #YouthStrike4Climate e #climatestrike lo scorso 15 marzo lo sciopero per il clima ha riempito le piazze di oltre 123 Paesi.
Ora la protesta (la terza di carattere mondiale organizzata quest’anno) alza la voce: in una spettacolare maratona di attivismo, da Sydney a Nuova Delhi, ragazzi e adulti daranno vita ad una settimana di proteste per catalizzare l’attenzione internazionale sull’emergenza climatica.
I dati ufficiali voglio ben 150 Paesi coinvolti e proteste in oltre 4.000 città, con il supporto in questa occasione di sindacati, gruppi religiosi e comunità locali. I primi scioperi sono già iniziati (solo a Melbourne si contano 150mila manifestanti) e l’attivista svedese li ha salutati così dai social “Presto il sole sorgerà venerdì 20 settembre 2019. Buona fortuna Australia, Filippine, Giappone e tutte le isole del Pacifico. Cominciate voi!”, ha detto la Thunberg che oggi sarà a New York per marciare a fianco degli studenti.
The #Melbourne Naarm crowd so massive at #ClimateStrike we march back to the start and half the crowd hasn’t even left! pic.twitter.com/yiZLNDgOY9
— School Strike 4 Climate (@StrikeClimate) September 20, 2019
La protesta cade, non caso, a ridosso del Summit per l’azione climatica indetto dal Segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, il 23 settembre a New York. In questa occasione i leader politici dovranno discutere i propri impegni nazionali di decarbonizzazione (i cosiddetti NDC) e mostrare la propria ambizione a migliorarli, dal momento che la maggior parte dei contributi promessi non è in linea con l’Accordo di Parigi.
In un’intervista a pochi giorni vertice il numero uno delle Nazioni Unite ha affermato: “Voglio che la società faccia pressione sui governi affinché capiscano che devono muoversi più velocemente, perché stiamo perdendo la corsa”. Le emissioni di carbonio sono salite a livelli record lo scorso anno, nonostante l’avvertimento del pannello intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), lo scorso ottobre, della piccola finestra d’azione rimasta al mondo: per contenere l’aumento della temperatura media terrestre entro 1,5°C la produzione di gas serra deve essere necessariamente ridotta nei prossimi 12 anni.